mercoledì 13 luglio 2016

celluladri

Cara Giorgia,
per la prima volta da quando scrivo il blog ho in mente il titolo prima di scrivere il post.
E' successo ieri pomeriggio, mentre uscivo da casa di mia madre.
E' una bella sera d'estate, c'è un silenzio spaventoso e si respira serenità. Spingo il passeggino, ma di fatto ho voglia di controllare il cellulare per vedere se alcune persone hanno risposto ai miei messaggi. Inizio a pensare, pensare e pensare. Non riesco a godermi questo momento a passeggio con te perché sto pensando a quell'affare luminoso che mi mette in contatto con il mondo, ma non con te.
I cellulari, utili ma anche brutte bestie.
E' più forte di me. A volte ci riesco, a volte no.
Non lo so quale sia questo subdolo meccanismo che ci tiene legati a questo oggetto. Forse bisogno di risposte, di essere considerati dalla massa, ma anche dalla non massa.
No, non dico di evitare di usarli, a questo punto della storia del mondo non sarebbe normale, ne possibile. Provo a usarlo il meno possibile quando sono con te, provo a lasciarlo in soggiorno quando vado a letto, provo a lasciarlo in borsa quando sono a passeggio con te.
Ma poi mi chiamano, mi scrivono per chiedermi dove sono per poi raggiungermi.
Fiuuuuuuuu.
Che fare?
Non lo so.
So solo che siamo in mano ai celluladri che ormai hanno la nostra vita in pugno.
Ci rubano il tempo che vorremmo trascorrere con le persone a noi care, ci rubano la testa con quei giochi assurdi che sembrano ti stiano allenando la mente ma di fatto la stanno solo distraendo dai nostri pensieri quotidiani, ci rubano la creatività (a me le idee vengono soprattutto sotto la doccia dove sono da sola con me stessa e nient'altro), ci rubano la privacy (ormai fotografiamo, filmiamo e inviamo qualsiasi momento della nostra giornata), ci rubano la spontaneità e la voglia di raccontare live ciò che ci è successo, ci rubano gli attimi in cui potremo ammirare ciò che accade attorno a noi, ci rubano la comunicazione (quando siamo al cellulare non riusciamo mai a concentrarci seriamente con il nostro interlocutore che ci sta vicino), ci rubano il momento della lettura in bagno, ci rubano i nostri pensieri mentre ci laviamo i denti, ci rubano la nostra libertà.
Bisognerebbe farne un uso moderato, molto moderato.
Non ce ne rendiamo conto, ma siamo nelle loro mani.
Basti pensare a quando lo dimentichiamo a casa e siamo usciti senza. 
E ora? 
E ora pazienza, godiamoci questa libertà.



venerdì 1 luglio 2016

giusto per

Cara Giorgia,
finalmente è arrivata, l'ha portata il solstizio d'estate, giustamente.
Ora possiamo godercela tra mare, passeggiate serali, giochi all'aria aperto e gelati buoni buoni.
Incontriamo diversi bambini, in ogni dove.

Ciao stella!
(Sorride timidamente)
Come ti chiami?
(Il babbo, prontamente) Francesca.
Quanti anni hai?
(Velocissima ci mostra tre ditina)
(Il babbo stavolta un po in ritardo) Tre!
France' perché stavi piangendo?
(Il babbo prontamente) Perché è caduta.
Ti sei fatta male?
(Il babbo prontamente) No.
Lei tira fuori un musetto, ancora bagnato dalle lacrime e fa su e giù con la testa.

Non lo so perché succede, perché gli adulti rispondono al posto dei bambini.
Forse perché temono che loro non rispondano.
Forse perché odiano il silenzio.
Forse perché in qualche modo vogliono aiutarli.
Prima sicuramente lo facevo anche io.
Ora ci sto più attenta, ma a volte ci casco anch'io. 
So che tu non rispondi, perché ancora non sai parlare, ma in qualche modo anche tu dai le tue risposte. O con un sorriso, o col musetto, o con un gesto, ma in qualche modo rispondi.
Meglio lasciarvi esprimere come meglio potete, senza avere paura del silenzio.
Ciascuno ha i suoi tempi e i suoi modi.
E alla fine che fretta c'è?
Nessuna, proprio nessuna.
Giusto per evitare di crescere figli che poi hanno sempre bisogno dei genitori per cavarsela in qualsiasi situazione, anche la più semplice.
Giusto per crescere figli sicuri, che sanno dare delle risposte senza avere un eco da parte nostra.
Giusto per credere in voi, perché questa è una buona base per il vostro futuro.

Ciao!
Ciao!
Oh che bella bimba! Come ti chiami?
(Sorridi e noi in silenzio)
Ti chiami Rosetta?
(Sorridi, e noi in silenzio)
Me lo dici come ti chiami?
Dice solo tre parole, anzi quattro, e non il suo nome.
Ti chiami Elisabetta?
(Fai alcune timide smorfiette e noi in silenzio).
Insomma me lo volete dire come si chiama questa bambina?
Giorgia! Pensavamo stesse interloquendo con lei :-)