martedì 30 settembre 2014

semplicemente siamo

Caro millimetroemezzo,
salutiamo il palco per qualche mese, lo facciamo in un modo insolito, con uno spettacolo all'interno di una casa circondariale.
All'inizio sembra di essere in un film.
Tensione, curiosità, vari controlli per entrare, verifica documenti.
Zero cellulari, zero tutto. Solo noi e i costumi di scena.
Io e la mia pancia salutiamo le guardie e raggiungiamo gli altri.
Inizia ad arrivare il pubblico, tutto al maschile.Vari controlli per entrare.
Controllo documenti.
Zero cellulari, zero tutto. Solo noi e i costumi di scena.
Io e la mia pancia salutiamo le guardie e raggiungiamo gli altri.
Inizia ad arrivare il pubblico, tutto al maschile.
C'è qualche guardia donna e l'educatrice (anche lei con un bel pancino!).
Arriva anche l'emozione, piano piano inizia a salire l'adrenalina.
Mi cambio. Ora siamo pronte per andare in scena.
Iniziamo noi, con uno sketch che coinvolge i detenuti. Li trasciniamo sul palco, si divertono, ci divertiamo.
Giocano con noi per tutto lo spettacolo, ridono, applaudono, ci ringraziano per queste due ore divertenti e sorprendenti.
Mi emoziono sui ringraziamenti finali, ma non so come riesco a non far tremare la voce.
L'emozione c'è sempre, ogni volta che salgo sul palco, ma stavolta è diversa.
Cos'è che accomuna tutte le persone che stanno in questa stanza? Guardie, comandanti, detenuti e attori?
In fondo siamo tutti delle persone, a prescindere dal motivo per cui siamo qui, a prescindere dal cappello che portiamo, siamo tutti esseri umani.
Ci togliamo il nostro cappello per un paio d'ore, ci spogliamo di quello che facciamo e semplicemente siamo.
Essere, prima di tutto.
Poi viene il resto e ci assumiamo le responsabilità delle nostre azioni.