venerdì 2 marzo 2018

quello sano, quello puro

Cara Giorgia,
mi spiace riprendere ogni tanto questo argomento ma è necessario, purtroppo.
Se ne parla sempre di più, ma molto spesso usando parole sbagliate e fomentando forse le azioni violente degli uomini contro le donne.
E ci si chiede perché un uomo arrivi a fare certe cose alla sua compagna.
E ci si chiede perché un uomo arrivi a fare certe cose ai suoi figli.
Non lo so, non riesco ad immedesimarmi, stavolta non ci riesco davvero.
So solo che se una donna è vittima di violenza non ha nessuna dannata colpa.
So che se una donna rimane col suo compagno che la maltratta, la picchia e la distrugge psicologicamente non è perché a lei va bene così ma perché è veramente difficile prenderne consapevolezza, uscirne e non aver paura.
So che se una donna sopporta una serie di violenze da parte del compagno anche in presenza dei figli è perché talvolta si sente sola e non sa come uscire da questo tunnel apparentemente senza via di fuga.
So che se se una donna vuole mettere la parola fine ad una relazione che la fa stare male deve poterlo fare senza aver paura di essere uccisa.
So che la paura talvolta ci blocca ma a volte ci da la spinta giusta per cambiare qualcosa. Ma quella spinta non basta, bisogna avere qualcuno dalla nostra parte che ci protegga, che ci stia accanto, che ci sorregga, che ci faccia capire che non abbiamo nessuna colpa da espiare.
E quando ci parlano di amore malato ricordiamoci che l'amore non uccide ma dona la vita, che amare significa volere il bene dell'altro e non farlo soffrire o morire.
L'amore malato non esiste, se è malato non è amore.
Ma noi cosa possiamo fare?
E' una bella domanda. Potremo iniziare con l'educare i nostri figli alla parità di genere, al rispetto, alla libertà. E il tutto con amore e pazienza, gentilezza e comprensione anziché con ricatti, violenza, punizioni e minacce. Potremo iniziare col volerci bene e l'ascoltarci in modo che loro ci imitino. Potremo iniziare con tante cose seppur difficili soprattutto per noi educati con quella che io chiamo la "pedagogia del terrore".
L'obiettivo dell'educazione non è l'obbedienza, ma percorrere insieme il cammino della vita guidando i nostri figli e talvolta facendoci guidare da loro. In questo cammino può esserci uno scambio reciproco, dobbiamo solo trovare la strada giusta, con amore, quello sano, quello puro.



(Foto di Madrina Annalisa)