giovedì 1 dicembre 2016

a prescindere dal fiocco

Cara Giorgia,
reduci da una splendida avventura torniamo a casa con tre valigie di panni sporchi e una piena di nuove esperienze. Le prime mi spaventano solo a guardarle, poi mi faccio coraggio e aziono la modalità supervale per iniziare i vari lavaggi con la lavatrice e sistemare tutta la marea di roba che abbiamo portato a casa. La seconda è ancora lì che mi guarda ed emana sensazioni strane che ancora non riesco a definire ne tanto meno a metabolizzare. Vivo il cosiddetto trauma da ritorno.
Dopo un viaggio, anche se c'è la voglia di tornare a casa, c'è sempre un trauma da ritorno alla vita quotidiana. Si passa dal cambiare città al cambiare stanza della propria casa. Dal grande al piccolo, dallo sconosciuto al quotidiano, dal tanto al poco.
E allora vivo questo trauma da sola, tra me e me. Mi ritaglio questo tempo per mettere ordine nella mia testa, per formattarla, per eliminare gli elementi che non mi servono, sistemare nuove idee e nuovi concetti e scegliere una nuova immagine di copertina.
Sono stati giorni pesanti ma interessanti. Si è parlato tanto di rispetto, parità, libertà.
Parole molto importanti che dovrebbero essere alla base dell'educazione di tutti i bambini, ma purtroppo così non è. Quel fiocco rosa o celeste che viene messo sulla porta quando uno nasce segna i nostri comportamenti, il nostro modo di essere, il nostro modo di pensare e di ragionare.
I maschietti vengono cresciuti ad essere forti, a non piangere, a non mostrare le proprie emozioni, a proteggere la sorellina. Le femminucce invece possono piangere ma non possono essere forti, la forza non è femminile. Devono imparare a gestire la casa, accudire i fratelli, giocare a fare le mamme, aspettare il principe azzurro che le protegga o le salvi da chissà cosa.
Per fortuna non è sempre così, per fortuna quel fiocco talvolta non funziona. Ed è allora che maschietti e femminucce giocano a fare le madri e i padri, entrambi con le bambole.
Maschietti e femminucce sperimentano qualsiasi gioco per poter conoscere il mondo.
Maschietti e femminucce imparano ad esprimere le proprie emozioni senza paura di essere giudicati.
Maschietti e femminucce sono liberi di piangere, tirar fuori le lacrime che hanno bisogno di uscire.
Maschietti e femminucce imparano ad essere autonomi e indipendenti, senza aspettare di trovare chi si prenda cura di loro in tutto e per tutto.
Maschietti e femminucce amano senza voler possedere.
Maschietti e femminucce conoscono perfettamente la parola rispetto e la fanno propria in tutte le relazioni, amorose e non.
Ed è così che si parte verso un'educazione al rispetto di se stessi e degli altri, un'educazione che non si basa sui sensi di colpa ma sul riconoscere le proprie emozioni e i propri stati d'animo, un'educazione che si basa sulla parità e non sul riconoscere chi è il più forte o il più debole, un'educazione che si basa sulla libertà di essere se stessi, a prescindere dal fiocco.



giovedì 17 novembre 2016

scarpe rosse o scarpe blu?

Cara Giorgia,
sono giorni che penso alle scelte, ma non quelle super mega importanti della vita, ma alle scelte dei bambini.
Iniziate a scegliere fin da piccoli quali scarpe indossare, quale gioco prendere a casa della nonna, quale attività fare appena svegli, quale libro leggere e guardare, quale persona salutare, con chi parlare e con chi stare in silenzio, a chi dare un gioco e a chi rubarlo, a chi sorridere e a chi fare il broncio. Scegliete perché è giusto che una persona possa scegliere, e voi siete delle persone, in miniatura ma pur sempre delle persone.
Ci sono però dei casi in cui a scegliere non potete essere voi.
Ci sono casi in cui dovete affidarvi a noi adulti anche se questo a volte vi fa arrabbiare.
Ti starai chiedendo perché, come mai questa differenza.
Ci sono delle volte in cui le scelte possono portare a delle conseguenze negative, e altre invece in cui le conseguenze non sono ne pericolose ne avverse. Nel primo caso siamo noi a scegliere per voi, vista la nostra età, la nostra esperienza di vita e la maturità del nostro cervello (tutte cose che col tempo avrete anche voi), nel secondo caso potete tranquillamente scegliere voi e noi vi seguiremo nella vostra scelta.
Tutti noi abbiamo una maglia preferita, un paio di scarpe che preferiamo sulle altre, un accessorio che ci piace più di qualunque altro, e così è anche per voi.
Bisogna imparare a scegliere, fa parte del percorso verso l'indipendenza e l'autonomia.
Noi non vogliamo bloccare questo processo, vogliamo che tu cresca libera di scegliere e che ti senta al sicuro ogni qualvolta hai bisogno di un sostegno nelle tue scelte.
Ti diciamo sempre che la libertà è fondamentale, che tutti nasciamo liberi ma talvolta veniamo intrappolati da qualcuno o da qualcosa.
Seminiamo libertà, innaffiamola e prendiamocene cura.

Scarpe rosse o scarpe blu?
Tu diresti "bu"!
E bu siano.

Vai per la tua strada piccolina, noi saremo sempre con te.
Ti guarderemo da lontano, ti terremo sempre d'occhio senza farti ombra.
Ti auguriamo che l'unica ombra che possa coprirti sia quella delle nuvole nei giorni grigi e piovviginosi, quella degli alberi durante le tue passeggiate all'aria aperta, quella della tua casa che ti proteggerà nei periodi più difficili della tua vita.



martedì 11 ottobre 2016

oltre le rose e oltre i fiori

Cara Giorgia,
riprendo a scriverti dopo un mese. Caspita è già passato un mese?????
Il tempo non basta mai, ne per le mamme ne per nessuno.

Ma tu te l'eri immaginato così l'essere mamma?
No.
Nemmeno io.
Sapevo che non sarebbe stato tutto rose e fiori, ma davvero non mi immaginavo di arrivare alla sera sempre e puntualmente distrutta.
Sempre sempre?
Si, ora che ci penso si, sempre sempre. Sera più, sera meno, ma sempre abbastanza stanca al quadrato.
Si dai ma Giorgia è brava no?
Si, Giorgia è veramente bravissima. Ma è faticoso ugualmente. Ora è nella fase della scoperta del mondo. Bellissima fase per lei, molto impegnativa per noi. Non si tratta solo di una stanchezza fisica ma anche e soprattutto mentale. Devi avere la forza di dire di no, la pazienza di spiegare il perché di quel no, la voglia di farle fare cose diverse, la creatività per raccontarle come va il mondo in parole semplici, la capacità di cantare qualsiasi canzone esistente o inventata magari con qualche messaggio subliminale, la forza di rimanere chinata sulla culla (talvolta per un bel po'!) a coccolarla per accompagnarla ad una dolce nanna, la pazienza di gestire il contorno con tutti gli annessi e connessi che se anche sono fatti a fin di bene ..... (dammi un bacio! Me la dai la bambola? Come ti chiami? Hai perso la lingua? Perché non mi saluti? Oggi ti sei alzata col piede sbagliato? Dai fammi un sorriso! Dammi la manina. Perché sta piangendo? Oggi sei nervosa?! Me lo dai un pezzo di pane? .....insomma richieste su richieste e ricerche di spiegazioni su ricerche di spiegazioni quando semplicemente non ha voglia di dire, fare e baciare, lettera, testamento ).
Insomma ci sono le rose perché fare la mamma è tra le cose più belle di questa vita, ci sono i fiori perché i figli ci regalano tante soddisfazioni, risate, emozioni e privilegi colorati.
Ma oltre le rose e oltre i fiori c'è tutto il resto che di solito le mamme non raccontano ma gli si legge in faccia notando i colori della stanchezza (bianco tombale), osservando i movimenti serali (stile bradipo), ascoltando i loro silenzi (brevi ma intensi), guardando come sono vestite e non sistemate (della serie indosso la prima cosa che trovo e i capelli andranno bene di certo così come sono).
E tutto questo non perché i bambini piccoli siano monelli, ma perché i bambini piccoli hanno bisogno di tantissime attenzioni per essere guidati in questa avventura che è la vita, in questa avventura che facile non è ma riserva grandi e bellissime sorprese.

Insomma fare la mamma non è una passeggiata ma questo lo sapevamo o comunque lo intuivamo.
E' che forse ogni tanto dobbiamo ricordarci che non siamo Wonder Woman, che qualcosa possiamo lasciarla perdere, che non possiamo controllare tutto, che talvolta possiamo anche farci trascinare dagli eventi, che qualche volta possiamo anche buttarci sul divano e gridare CHISSENEFREGA.
E allora facciamolo cara Giorgia, buttati con me così inizi ad allenarti per quando sarai mamma (se tu lo vorrai). Godiamoci questo autunno che avanza e seguiamo la sua natura.
Uno, due, tre...pronti? Via!
E chi si è visto si è visto.









martedì 6 settembre 2016

ciao mare

Cara Giorgia,
torniamo in pista dopo qualche settimana di vacanza. 
18 giorni in ciabatte e costume, zero facebook (a parte qualche secondo per accettare l'amicizia dei nostri vicini di tenda), zero pc, zero tv, uso limitato del cellulare (giusto per dire a parenti e amici che stiamo bene e che tu cresci dolcemente tra mare e nuove esperienze), libri per dieci minuti, sole, mare, qualche onda, profumo di pino, pianti, corsette con Giada Rosa, nuove amicizie, nuove parole, bagnetti, ricerca di granchietti, cadute, passeggiate serali, gelati buoni, visite di amici e parenti, sgridate, castelli di sabbia, coccole, aria buona, nuovi colori, giochi in tenda, discussioni, giostra e scivolo, sorrisi e risate, stanchezza, musica, continuo cambio di vicini, pane mattutino,  scogli, sabbia in ogni dove, relax e pisolini con una bella brezza marina.
Torniamo in pista dopo uno stacco da tutto e da tutti che, nessuno ce ne voglia, ma ogni tanto ci vuole.
Torniamo in pista rilassati e pronti per nuove avventure.
Torniamo carichi perché le vacanze, anche se in questo caso non sono state proprio riposanti (sappi che con i bambini ci si riposa poco e niente anche al mare, anzi soprattutto al mare!) servono per far riposare la mente che ogni tanto ha bisogno di una formattazione, non dico totale ma quasi.
Ora ci siamo formattati, carichiamoci di vecchi e nuovi programmi e ripartiamo alla grande.
Settembre è sempre l'inizio di un nuovo anno, come succedeva anticamente.
Chi va a scuola, chi progetta nuovi lavori, chi riprende in mano ciò che ha lasciato prima di ferragosto.
Anche noi ci proviamo, come sempre, o forse più di sempre.
Vediamo che succede.
Iniziamo con un reading letterario "Alda... Fior di poesia", performance in cui si ride, si piange, ci si emoziona. Stavolta lo proponiamo a Oliena in occasione di Cortes Apertas 2016.
Brindiamo nuovamente alla follia e a ciò che di più bello ci da' la vita.

Ciao mare.
Grazie per averci accolto, cullato, ascoltato, capito e sopportato.
Perdonaci se a volte siamo stati troppo invadenti, irrispettosi e poco silenziosi.
Cercheremo di migliorare per il prossimo anno.
Ciao mare.



lunedì 8 agosto 2016

la passione, quella vera

Cara Giorgia, 
è un periodo un po' strano che non so definire. L'estate che va, l'estate che resta, come dice una canzone che è diventata la nostra colonna sonora.
Periodo di confronto, di nuove conoscenze, di nuovi progetti.
Ci si confronta sull'educazione, sui metodi, su cosa fare, su cosa non fare, su cosa evitare.
Anche se il mestiere dei genitori è difficilissimo, ciascuno di noi s'impegna per farlo al meglio, cosciente del fatto che nessuno è infallibile.
Ciascuno ha il suo metodo, che si modifica (si spera!) man mano che i figli crescono, in base alle loro attitudini, alle loro esigenze, alle loro richieste e ai loro bisogni.
Ma la cosa più bella è che grazie a voi impariamo un sacco di cose.
Ci insegni che bisogna avere fiducia in voi e nelle vostre capacità perché ogni giorno sapete stupirci con effetti speciali.
Ci insegni che dobbiamo credere in voi perché talvolta ci viene da sottovalutarvi (è ancora troppo piccola, questo non riesce a farlo....).
Ci insegni che sapete ascoltare anche se mentre vi parliamo state lottando con un tappo di bottiglia che non vuole sentirne di essere avvitato al contrario, o state cercando di far indossare le vostre scarpette ad una bambola.
Ci insegni che ogni sgridata ha un valore triplo se viene seguita da una spiegazione logica.
Ci insegni che se cadete e non vi fate male avete comunque bisogno di coccole e di essere considerate come persone che cadono e non come bambole che non si sono fatte niente a prescindere.
Ci insegni che ci imitate in tutto e per tutto e volete fare ciò che facciamo noi perché ci stimate profondamente e credete in noi in un modo smisurato.
Ci insegni che non possiamo pretendere che voi non gridiate se invece noi lo facciamo quando siamo arrabbiati con voi.
Ci insegni che siamo noi a definire il possesso delle cose (questo non è tuo, è suo) e poi vi sgridiamo quando non prestate i vostri giochi.
Ci insegni che a volte avete bisogno di silenzio e di non esibirvi facendo qualsiasi tipo di animale (anche quelli estinti!) o rumore possibile e immaginabile per soddisfare la nostra autostima di bravi insegnanti.
Ci insegni che non importa se uno inizia prima a camminare, a parlare o a mangiare da solo, perchè ciascuno ha i suoi tempi.
Ci insegni che a volte è più utile starvi ad osservare piuttosto che interrompere la vostra concentrazione con mille domande e mille richieste di cose da fare.
Ci insegni che l'educazione è una meravigliosa avventura e come qualsiasi avventura ha bisogno degli strumenti giusti, di volontà ma soprattutto di passione, quella vera e non quella mostrata sui social con i post con i cuoricini che poi a volte nella realtà si rivelano tutt'altro.


martedì 2 agosto 2016

e un'esperienza in più

Cara Giorgia,
non so come ma la giornata di oggi è diventata una giornata a colori.
Ci ritroviamo al Museo Nivola,
Siamo state più volte al museo, a vedere le mostre, ad ascoltare le storie. Ogni tanto c'è un evento, una nuova mostra, un laboratorio per bambini, per diffondere l'arte di Ziu Titinu, per farci conoscere altri artisti e in qualche modo semplicemente anche per farci incontrare. Non puoi capire tutto, ti mostro le opere d'arte, ti leggo le didascalie e insieme ascoltiamo (anche se a tratti!) ciò che le guide hanno da raccontarci. E' un modo per farti respirare un po' di cultura, per farti capire la bellezza dell'arte, della creatività espressa a 360 gradi.
Oggi c'è un laboratorio di pittura per bambini: il disegno ininterrotto. Ti ci porto per guardare gli altri bambini, per respirare colori e fantasia, cultura e naturalezza. 
Piccolina vuoi disegnare?
(Ma il laboratorio non era per bambini dai 5 anni in su?)
Non importa, vieni che ti diamo le tempere.
Non sai cosa siano le tempere, ma ti fidi di me, come sempre.
In ginocchio sulla sedia, un grosso foglio davanti, un pennello in mano, una tavolozza piena di colori e un punto interrogativo gigantesco stampato in faccia. Inizi a prendere confidenza con questi nuovi strumenti, stupita della manina colorata piano piano inizi a dipingere. Il pennello inizia a non assomigliarsi più a un pennello, lo togliamo. Disegni con le dita, tutta contenta.
Il tema è disegnare la tua vita, da quando sei nata ad oggi.
Non lo so cosa racconteresti. Forse tutte le tue scoperte, come vedi noi adulti, cosa ti piace dei bambini, il tuo colore preferito (che oggi è stato il nero!), cosa provi e cosa pensi quando sbagliamo, cosa provi e cosa pensi quando non ti capiamo, cosa ti rende felice. Hai solo 20 mesi, ma in effetti hai tanto da raccontare, e forse in qualche modo nel tuo disegno lo fai.
Gli altri bambini sono intenti a disegnare, quelli più vicini ti sorridono e tu ricambi alla grande.
Il laboratorio finisce con una foto di gruppo.
Ciascuno con in mano il suo capolavoro.
Ciascuno con in mano un pezzo di vita.
Ciascuno con in mano la sua fantasia e la sua creatività.
Siamo venuti per curiosare e rientriamo a casa con un disegno, qualche macchia sugli abiti e un'esperienza in più.
I disegni servono per esprimere la nostra creatività e le nostre emozioni, le macchie sugli abiti servono per dare lavoro alla lavatrice (che ahimè non conosce crisi...), l'esperienza in più serve per crescere.
E qui si cresce, alla velocità della luce.



mercoledì 13 luglio 2016

celluladri

Cara Giorgia,
per la prima volta da quando scrivo il blog ho in mente il titolo prima di scrivere il post.
E' successo ieri pomeriggio, mentre uscivo da casa di mia madre.
E' una bella sera d'estate, c'è un silenzio spaventoso e si respira serenità. Spingo il passeggino, ma di fatto ho voglia di controllare il cellulare per vedere se alcune persone hanno risposto ai miei messaggi. Inizio a pensare, pensare e pensare. Non riesco a godermi questo momento a passeggio con te perché sto pensando a quell'affare luminoso che mi mette in contatto con il mondo, ma non con te.
I cellulari, utili ma anche brutte bestie.
E' più forte di me. A volte ci riesco, a volte no.
Non lo so quale sia questo subdolo meccanismo che ci tiene legati a questo oggetto. Forse bisogno di risposte, di essere considerati dalla massa, ma anche dalla non massa.
No, non dico di evitare di usarli, a questo punto della storia del mondo non sarebbe normale, ne possibile. Provo a usarlo il meno possibile quando sono con te, provo a lasciarlo in soggiorno quando vado a letto, provo a lasciarlo in borsa quando sono a passeggio con te.
Ma poi mi chiamano, mi scrivono per chiedermi dove sono per poi raggiungermi.
Fiuuuuuuuu.
Che fare?
Non lo so.
So solo che siamo in mano ai celluladri che ormai hanno la nostra vita in pugno.
Ci rubano il tempo che vorremmo trascorrere con le persone a noi care, ci rubano la testa con quei giochi assurdi che sembrano ti stiano allenando la mente ma di fatto la stanno solo distraendo dai nostri pensieri quotidiani, ci rubano la creatività (a me le idee vengono soprattutto sotto la doccia dove sono da sola con me stessa e nient'altro), ci rubano la privacy (ormai fotografiamo, filmiamo e inviamo qualsiasi momento della nostra giornata), ci rubano la spontaneità e la voglia di raccontare live ciò che ci è successo, ci rubano gli attimi in cui potremo ammirare ciò che accade attorno a noi, ci rubano la comunicazione (quando siamo al cellulare non riusciamo mai a concentrarci seriamente con il nostro interlocutore che ci sta vicino), ci rubano il momento della lettura in bagno, ci rubano i nostri pensieri mentre ci laviamo i denti, ci rubano la nostra libertà.
Bisognerebbe farne un uso moderato, molto moderato.
Non ce ne rendiamo conto, ma siamo nelle loro mani.
Basti pensare a quando lo dimentichiamo a casa e siamo usciti senza. 
E ora? 
E ora pazienza, godiamoci questa libertà.



venerdì 1 luglio 2016

giusto per

Cara Giorgia,
finalmente è arrivata, l'ha portata il solstizio d'estate, giustamente.
Ora possiamo godercela tra mare, passeggiate serali, giochi all'aria aperto e gelati buoni buoni.
Incontriamo diversi bambini, in ogni dove.

Ciao stella!
(Sorride timidamente)
Come ti chiami?
(Il babbo, prontamente) Francesca.
Quanti anni hai?
(Velocissima ci mostra tre ditina)
(Il babbo stavolta un po in ritardo) Tre!
France' perché stavi piangendo?
(Il babbo prontamente) Perché è caduta.
Ti sei fatta male?
(Il babbo prontamente) No.
Lei tira fuori un musetto, ancora bagnato dalle lacrime e fa su e giù con la testa.

Non lo so perché succede, perché gli adulti rispondono al posto dei bambini.
Forse perché temono che loro non rispondano.
Forse perché odiano il silenzio.
Forse perché in qualche modo vogliono aiutarli.
Prima sicuramente lo facevo anche io.
Ora ci sto più attenta, ma a volte ci casco anch'io. 
So che tu non rispondi, perché ancora non sai parlare, ma in qualche modo anche tu dai le tue risposte. O con un sorriso, o col musetto, o con un gesto, ma in qualche modo rispondi.
Meglio lasciarvi esprimere come meglio potete, senza avere paura del silenzio.
Ciascuno ha i suoi tempi e i suoi modi.
E alla fine che fretta c'è?
Nessuna, proprio nessuna.
Giusto per evitare di crescere figli che poi hanno sempre bisogno dei genitori per cavarsela in qualsiasi situazione, anche la più semplice.
Giusto per crescere figli sicuri, che sanno dare delle risposte senza avere un eco da parte nostra.
Giusto per credere in voi, perché questa è una buona base per il vostro futuro.

Ciao!
Ciao!
Oh che bella bimba! Come ti chiami?
(Sorridi e noi in silenzio)
Ti chiami Rosetta?
(Sorridi, e noi in silenzio)
Me lo dici come ti chiami?
Dice solo tre parole, anzi quattro, e non il suo nome.
Ti chiami Elisabetta?
(Fai alcune timide smorfiette e noi in silenzio).
Insomma me lo volete dire come si chiama questa bambina?
Giorgia! Pensavamo stesse interloquendo con lei :-)


lunedì 13 giugno 2016

nessuno esca piangendo

Cara Giorgia,
hai presente quando inizi a fare una cosa che ti piace e ogni tuo pensiero rimane su quello anche se poi fai altro? Ecco, leggendo questo libro la sensazione era quella.
L'ho divorato, quasi tutto d'un fiato.
Il quasi deriva da tutto quello che ci ruota attorno. Tra la preparazione di un pasto, un cambio pannolino, una passeggiata, sistemazione giochi, bagnetto, spesa, doccia, chiudere le persiane, mettere fuori la spazzatura, liberare un pupazzo incastrato su una sedia, fare le coccole a Giada Rosa, caricare il passeggino di tutto il necessario, preparare quelle due o tre cosette per andare al mare, qualche minuto di relax in spiaggia mentre giochi con gli zii, metterti il pigiamino prima che ti addormenti in viaggio, mettere a posto quelle due o tre cosette preparate la mattina,  mettermi il pigiama e andare a nanna anch'io. Tra tutto questo, nei vari ritagli di due giorni, riesco a iniziare e finire questo bellissimo libro. Forse troppo breve, o forse sono io che l'ho letto troppo velocemente.
La storia mi rimbomba in testa, senza darmi tregua.
Sensazioni, racconti, lacrime, gioie e tristezze. Un susseguirsi di storie intrecciate con un'avventura che nessuno mai vorrebbe vivere: la sterilità e la ricerca disperata di avere un figlio.
E tutti quei racconti di bambini che lottano per sopravvivere, di bambini che non ce la fanno, di bambini che ce la fanno.
Inizia l'altalena. Su e giù, su e giù, su e giù.
Ad ogni inizio capitolo mi chiedo se quel bambino ce la farà e se Marta troverà la forza di riprendere in mano i cocci e ricostruire il vaso. Certo, il vaso non potrà mai essere quello di una volta, ma potrebbe essere più bello, migliore. Un vaso nuovo.
Ogni pagina mi toglie il fiato, ma non la speranza. Quella è sempre lì, come una lampadina che dimentichiamo accesa anche di giorno. E' lì perché è un ingranaggio del motore della vita.
Marta ha la mia età. Non ha la sua Caterina, ma ha qualcosa di estremamente grande. Ha la possibilità di stare accanto ai bambini che soffrono e di fare di tutto per cercare di salvarli. Ha la possibilità di stare vicina ai genitori spaventati e di far stare meglio anche loro. Lo fa dolcemente, col cuore e con la testa. Lo fa nonostante la sua vita arrivi più volte ad un punto di non ritorno, lo fa nonostante il suo sogno si frantumi più volte, nonostante viva più volte aspettative deluse.
E' un termine che ho interiorizzato qualche anno fa. Ho sempre odiato le promesse non mantenute dette sotto forma di bugie. Bugie innocenti si pensa, perché dette ad un bambino a fin di bene. No, non sono innocenti, fanno male, parecchio. Solo se si ha la certezza di poter tenere la promessa si deve promettere. Solo se si è certi che una cosa funzioni al 100 % si può in qualche modo illudere l'altro, altrimenti no, Altrimenti non ha senso. Altrimenti ci si ritrova davanti ad un'aspettativa delusa che fa più male di un desiderio non esaudito.
Marta non ha dato aspettative che non poteva dare. Ha sempre parlato chiaro, sapendo scegliere le parole giuste. Le aspettative deluse le ha ricevute, ma forse è proprio per questo che riesce ad essere sincera, col cuore.
Nonostante il titolo del libro sia "nessuno esca piangendo", io ho pianto.
Ma per mia fortuna attualmente non sono dentro.

Dedico questo post a tutte le persone che non riescono ad avere figli. In questi casi non ci sono parole "giuste", o forse sono tutte sbagliate. In qualche modo io, noi, siamo con voi.


venerdì 10 giugno 2016

semplicemente tu

Cara Giorgia,
stavo giusto cercando due cose: un nuovo libro da leggere e un'ispirazione per scriverti.
Accendo il pc, apro la nostra pagina facebook e trovo un messaggio.
Buongiorno Valentina.
Piacere di conoscerti Lorenzo.
Mi parla di un libro, me ne manda una parte, poi l'intero testo.
Leggo qualche pagina. Sto per piangere.
Parla di una donna e di un uomo che vogliono avere un bimbo.
Leggo l'inizio e già tremo.
Si certo, ho pensato più volte a cosa potrebbe voler dire non avere figli pur desiderandoli.
Ma forse non abbastanza, non così come ci sto pensando in questo momento.
Le sue parole sono arrivate dritte al mio cuore, si sono trasformate in immagini ed emozioni, in pochi minuti.
Ora non vedo l'ora di leggerlo tutto, di narrarti cosa succede, di come va a finire, anche se il finale purtroppo lo conosco già.
E qui mi ricordo la nostra fortuna, arrivata 18 mesi fa.
Non è un lavoro, non è non è una vincita al grattaevinci, non è la scoperta di un bottino nascosto, non è un'auto nuova e lussuosa, non è il conto in banca pieno zeppo.
Non è niente di tutto ciò, niente di tutto quello che di solito si rincorre per tutta la vita.
Sei tu, semplicemente tu.
E tutto il resto non conta.




giovedì 26 maggio 2016

nel cassetto delle idee

Cara Giorgia,
non lo so se sia arrivata o meno la primavera da noi tanto attesa. A volte fa capolino, poi si nasconde, si rifà scoprire, se la ride sotto i baffi e si nasconde di nuovo lasciandoci attoniti e col desiderio del caldo e del suo splendido profumo serale.
Noi siamo qui, ce la godiamo quando c'è e l'aspettiamo quando lascia il posto al freddo, alle nuvole e al vento.
Siamo qui anche perché non possiamo fare altrimenti.
Siamo qui con i tuoi 18 mesi freschi freschi che sanno d'amore e di sole.
Non lo so perché i mesi scorrono all'impazzata, non lo so davvero.
Tutti i genitori dicono di vedono crescere i propri figli in un lampo e ora mi rendo conto che è proprio così. 
Tutte quelle cose che ti dicono chi è mamma e chi è papà. 
Tutte quelle cose che ti dicono con il sottotitolo "ma tanto tu non puoi capire perché figli non ne hai".
E' vero, una persona può non aver figli e non vivere alcune situazioni, ma conosco persone che pur non avendo figli capiscono i bambini più di alcuni genitori.
Le solite frasi di circostanza, le solite leggende metropolitane che chiudono il varco del confronto, del "e se avesse ragione?", "e se un parere esterno potesse servire per vedere le cose da un'altra prospettiva?".
Che ci costa ascoltare, rifletterci su e vedere se quel parere può in qualche modo esserci utile?
Niente, non ci costa davvero niente.
E' che talvolta ci fissiamo su degli schemi, inutili e deleteri.
E magari ci fidiamo del consiglio di un genitore che in realtà non è stato in grado di capire suo figlio, di leggerlo dentro, di ascoltare le sue emozioni più profonde.
Si ma allora che si fa?
Si fa che ogni consiglio è ben accetto (sempre che non ci venga imposto in maniera pesante), lo si ascolta, lo si porta a casa e lo si mette nel cassetto delle idee.
Il cassetto che ogni tanto bisogna aprire per cambiare qualcosa, per risolvere qualche problema o semplicemente per respirare aria di novità che ogni tanto fa sempre bene.



domenica 8 maggio 2016

senza di voi saremo perse

Cara Giorgia,
per il secondo anno consecutivo festeggio la festa della mamma, grazie a te.
Anche se festeggiare è una parola grossa.
Dubito che ci sia qualche mamma che oggi abbia festeggiato senza fare niente di tutto quello che fa ogni giorno. Spero che almeno qualcuna ci sia, anzi ne sono certa anche se credo siano veramente poche. Perché in fondo si è mamme 24 ore su 24, in qualsiasi momento della giornata, per qualsiasi cosa voi abbiate bisogno, mollando tutto e tutti. 
Certo, non è così per tutte. Di mamma ce n'è una sola ma di mamme ce ne sono diverse.
Ecco perché in questo giorno voglio fare gli auguri a tutte le mamme.
Alle mamme felici, alle mamme sole, alle mamme arrabbiate, alle mamme tristi, alle mamme malate, alle mamme solari, alle mamme pazienti, alle mamme stressate, alle mamme ballerine, alle mamme colorate, alle mamme severe, alle mamme canterine, alle mamme lavoratrici, alle mamme disagiate, alle mamme sconsolate, alle mamme depresse, alle mamme che subiscono, alle mamme che non hanno supporto, alle mamme creative, alle mamme incoerenti, alle mamme permalose, alle mamme comprensive, alle mamme laissez faire, alle mamme distratte, alle mamme ansiose, alle mamme assenti, alle mamme iperprotettive, alle mamme giocherellone, alle mamme gelose, alle mamme assonnate, alle mamme empatiche, alle mamme sbarazzine, alle mamme pessimiste, alle mamme apprensive, alle mamme amorevoli, alle mamme distanti, alle mamme per caso, alle mamme moderne e alle mamme antiche.
Non esiste una mamma perfetta.
Esiste una mamma umana che talvolta può essere disumana.
La vita può riservarci tante cose belle ma anche tante cose meno belle. Ciò che ci succede influenza il nostro essere madri, nel bene e nel male.
Non giudicare mai le mamme che abbandonano i bambini appena nati, le mamme snaturate o quelle assenti. Dietro c'è sempre una spiegazione, un motivo, una causa. Questo non le giustifica ma non giustifica nemmeno il nostro giudizio.
Essere mamme è la cosa più bella del mondo ma anche la cosa più difficile.
Non lo auguro a tutte, ma solo a chi si sente di essere madre.
Auguri alle mamme, alle future mamme e anche a chi non ha figli ma aiuta a crescere quelli degli altri. Senza di voi saremo perse anche noi.


(Foto di Maria Columbu)

lunedì 18 aprile 2016

quando brindo alla follia brindo a me stessa


Cara Giorgia,
la follia ha suonato corde finora sconosciute, le ha suonate dolcemente, con un pizzico di adrenalina e la giusta ironia.
Si, bisogna farla suonare quella sana follia che c'è in ciascuno di noi.
Bisogna farla uscire, darle spazio, permetterle di esprimersi.
Poi vedi che ti senti bene, sei serena e felice per quel momento vissuto veramente con lei al tuo fianco.
Ti metti in gioco insieme alla tua follia e tutto sembra naturale, come se lo facessi ogni giorno.
Inizi a parlare, le parole scorrono lisce. Racconti, leggi, ti emozioni, narri, arrivi nel profondo del cuore.
Questa strana amica che c'è sempre al nostro fianco, anche se talvolta non la vediamo o facciamo finta di non vederla.
Si, io l'accetto, l'accolgo, la stimo.
Si, la stimo perché talvolta mi fa fare cose incredibili che altrimenti non mi sarei mai sognata di fare. L'invasione poetica di ieri ne è appunto un esempio.
La stimo perché senza di lei non avrei fatto tante cose che adoro fare.
Non avrei fatto ridere, non avrei fatto piangere, non avrei emozionato.
E nella vita bisogna fare ciò che ci fa sentire vivi, ciò che ci piace, ciò che ci appassiona.
A volte c'è qualcosa che ci blocca, che ci ferma. Siamo lì lì....stiamo per...e poi niente, ci arrendiamo perché diamo ascolto ai condizionamenti della realtà e non diamo retta alla follia.
A volte c'è qualcuno che ci da l'imput, poi sta a noi coglierlo o meno.
Coglilo piccolina, se ti senti di fare qualcosa che ti piace ma che ti fa uscire dalle righe della quotidianità fallo. Oltrepassa le righe, fanne quadretti, disegnaci cerchi e vivi la tua vita fino in fondo.
E infine brinda alla vita, così come tu la vuoi.

“Quando brindo alla follia brindo a me stessa.” (Alda Merini)




(Foto di Madrina Annalisa)

mercoledì 30 marzo 2016

per predicare bene bisogna razzolare bene

Cara Giorgia,
anche queste feste sono trascorse, tra uova di cioccolato, pranzi a tavola, pranzi al sacco, passeggiate, giochi in casa e giochi all'aria aperta, famiglia riunita, gita con gli amici, la primavera che ci fa cucù, il sole che bacia la nostra pelle, pisolini in luoghi insoliti, sorprese, km, stanchezza, orario nuovo e giornate più lunghe.
Adoro la primavera, adoro ogni singolo profumo e ogni suono della natura.
Adoro quando cambia l'orario e le giornate sono lunghe lunghe.
Tutto ha un aspetto diverso.
Anche le forze sono di più e c'è più voglia di fare alcune cose.
Cambia il modo di affrontare la giornata, gli impegni, gli appuntamenti.
Cambia il modo di guardare l'armadio, le finestre, il divano.
Cambia la prospettiva, ora guardiamo all'estate e agli eventi che ci accompagnano fino a quando non arriva. Aspettiamo la passeggiata ecologica, le feste campestri e l'evento "La Rue de la Folie".
Nel frattempo ci prepariamo per un'invasione poetica su Alda Merini. Leggiamo la sua biografia, le sue poesie, i suoi aforismi, le sue storie.
Lo so che non sono poi tanto adatte per una bambina della tua età, ma tu intanto mi vedi con il libro in mano, mi vedi interessata ad una storia o ad un qualcosa che trovo in quelle pagine, senti la mia sete di conoscenza e la mia passione per la lettura.
Mi guardi, mi osservi, mi imiti in tutto e per tutto.
Cerco di darti il buon esempio, perchè prima di tutto si educa con questo. Le parole vengono dopo, sono i gesti quelli più importanti.
E' inutile comportarsi in un modo e poi chiederti di fare in un altro, non ha senso, non c'è coerenza.
L'esempio è fondamentale, in tutte le cose.
Per insegnare rispetto occorre rispettare.
Per insegnare le buone maniere bisogna comportarsi in modo educato.
Per insegnare ad ascoltare occorre tendere le orecchie e lasciar parlare gli altri.
Per insegnare a non mentire bisogna dire la verità.
Per insegnare la non violenza occorre tifare per la pace, anche nelle piccole cose.
Per predicare bene bisogna razzolare bene.




martedì 15 marzo 2016

la vita inizia quando decidi di scegliere

Cara Giorgia,
tu cresci dolcemente e così in fretta che ogni giorno mi meraviglio di te, di ciò che fai, di come sei, di come ci guardi, di come ci imiti, di come ti relazioni a noi e agli altri.
Mi meraviglio e penso che Madre Natura è veramente meravigliosa perché con l'essere umano (dal concepimento alla nascita fino al suo completo sviluppo) ha creato la perfezione. 
Certo, lo so che la perfezione non esiste e so anche che, per fortuna, nessuno è perfetto.
La perfezione sta negli stadi della crescita, fin da quando l'essere umano è dentro la pancia.
Tutto segue una linea.
Una linea che poi ha diverse stampe e diversi colori, ma la linea è la stessa, salvo rare eccezioni.
In questa linea s'intersecano diversi elementi, tra cui le relazioni. 
Cosa sono?
Fiuuuu. E' difficile definirle, molto difficile.
Sono i rapporti tra gli esseri umani. Tra genitori e figli, tra compagni, tra amici, tra colleghi.
Rapporti umani che talvolta di umano hanno poco e niente.
Rapporti umani che non sempre sono positivi e felici.
Rapporti umani alle volte faticosi, incomprensibili, scioccanti, poveri, imbarazzanti.
Rapporti umani disumani.
Non possiamo andare d'accordo con tutti, è davvero molto molto difficile. I pochi che ci riescono non so davvero come facciano, forse si fanno scivolare tutto ma anche così ci vogliono tanta forza e volontà.
Io uso la forza e la volontà per scegliere.
Scelgo chi mi fa stare bene, chi mi fa trovare a mio agio, chi mi ascolta, chi mi parla con piacere, chi emana positività, chi mi da' qualcosa anche senza apparentemente darmi niente.
Filtro chi spara energia negativa da tutti i pori, chi parla parla parla e non conosce la parola "ascolto", chi prende e basta, chi cerca di seminare zizzania, chi dimostra gelosia e invidia anche con un semplice sguardo, chi cerca di avere il controllo su tutto e tutti, chi si offende in un batter d'occhio, chi racconta nient'altro che disgrazie, chi si oppone a prescindere, chi rimane fermo nelle sue decisioni senza minimamente pensare di mettersi in gioco.
Scelgo la positività.
Scelgo la vita.
Perché la vita inizia quando decidi di scegliere.  


mercoledì 2 marzo 2016

nemmeno per un minuto

Cara Giorgia,
l'avventura è finita, dopo un duro lavoro dietro e davanti alle quinte, dopo diversi spettacoli e diversi artisti che si sono esibiti nel nostro paese, dopo serate divertenti e riflessive, dopo eventi collaterali di tutti i generi, dopo varie cene con i visi stravolti e i corpi stanchissimi, dopo le tante sistemazioni e risistemazioni delle location, dopo viaggi e accoglienze, ma anche dopo tanta soddisfazione per come è andata l'intera manifestazione. Anche per te sicuramente non è stata una passeggiata.
Perdonami per tutto il tempo che ho rubato a noi due, ai nostri giochi, alle nostre passeggiate, alle ninne nanne serali, alle coccole, agli scherzi e ai risvegli senza pensieri.
So che mi perdoni, so che lo fai perché tu mi capisci.
Capisci che l'essere mamma include anche l'essere donna e l'essere una persona che lavora.
Capisci che se io e tuo padre non siamo con te la sera è per una giusta motivazione.
Capisci che ciò che facciamo ci ricarica e, nonostante la stanchezza, l'indomani ci ritrovi sorridenti e soddisfatti.
Capisci che la vita non è solo casa.
L'ultimo giorno capisci anche che diavolo stiamo combinando tutte le volte che ti lasciamo dai nonni per cena per poi rivederti l'indomani mattina al tuo risveglio.
Osservi tutto e tutti, curiosa.
Ogni tanto guardi lo spettacolo. Ridi, sorridi, cammini, corri avanti e indietro.
Stavolta ti portiamo con noi, ti mostriamo il nostro lavoro e ti presentiamo ai nostri amici venuti da lontano.
Ecco, ora è tutto più chiaro.
Eh già, le cose talvolta si capiscono solo alla fine.
Ma l'importante è capirle.
Ora ci riposiamo per qualche giorno, poi partiamo per una nuova avventura.
Tranquilla, è tutto sotto controllo.
Stavolta non ti lascio nemmeno per un minuto.


lunedì 22 febbraio 2016

e per fortuna

Cara Giorgia,
reduci da un intenso weekend tra teatro, dibattito e libri, ci fermiamo un attimo per riposarci e ricaricarci.
Nel frattempo ti racconto del libro che ho letto.
"Mamma, papà: vi devo dire una cosa" di Giovanni Dall'Orto.

Prima l’ha letto una mia amica, poi io.
L’ho letto di sera, dopo aver messo a letto la piccola Giorgia, averla guardata in tutto il suo splendore di bambina innocente e ignara di cosa le riserverà la vita.
Leggendo pensavo a lei, a me e a suo padre.
Chi l’ha letto prima di me non è rimasta tanto entusiasta. È un manuale e a lei i manuali non piacciono. Anche io non ci vado pazza, ma lo leggo volentieri. Preferisco le storie, i racconti, ma lo leggo volentieri. Preferisco farmi rapire da vicende e vicissitudini di un qualunque personaggio che non conosco. Ma lo leggo volentieri. E per fortuna.
Leggo e scopro che in questo libro ci sono tante storie, storie che chiunque di noi può vivere, o da una parte o dall’altra. Ciò che mi sorprende piacevolmente è il mio immedesimarmi nelle persone citate. Mi succede sempre quando leggo un libro, ma non mi era mai successo con un “manuale”. Non so se definirlo in questo modo tecnico, magari non lo definisce così neppure l’autore. Chissà. 
Leggo e mi chiedo “e se un giorno la piccola Giorgia ci dovesse dire una cosa?”. Cosa faremo? Cosa diremo? Non possiamo saperlo a priori. Saperlo no, ma immaginarlo forse si. Io m’immagino un nostro abbraccio che le comunica che noi siamo con lei, sempre e comunque. Non importa chi ama, importa chi è. Non importa con chi vivrà, importa chi sarà. Noi tifiamo per la libertà, a prescindere. Noi tifiamo per l’amore, a prescindere.
Giorgia è fortunata. Ma non tutti lo sono.
C’è chi vive con questo segreto e ha una paura folle di dirlo ad amici e familiari.
C’è chi riesce a fare il coming out, non di certo senza difficoltà.
C’è chi viene accettato.
C’è chi viene rifiutato.
Non è facile. Possiamo dire tutto quello che vogliamo, immedesimarci, ascoltare storie, leggere libri. Ma non è facile. Non qui, non ora.
Viviamo in una società in cui la libertà di essere non esiste per tutti.
Una società che decide chi è normale e chi non lo è.
Una società che giudica e non s’immedesima. Una società che condanna e non perdona.
M’immedesimo un attimo nelle persone omofobe.
Perché sono contro l’omosessualità?
A loro cosa cambia?
Da cosa deriva questo loro “fastidio” che talvolta si tramuta in violenza?
Non lo so, riesco ad immedesimarmi ma non fino in fondo.
Parto da un qualcosa che ci accomuna.
Siamo tutti esseri umani. Tutti, nessuno escluso.
Forse non sono tutti dei mostri, forse semplicemente si tratta di persone che ancora non sono arrivate a capire che.
Questo libro serve anche a capire che.

Scrittore, giornalista e storico. Un uomo simpatico e gentile, ricco di conoscenza e con altrettanta sete di sapere. Entusiasta della vita e delle cose semplici.Una grande persona.
Lo abbiamo conosciuto in questi due giorni. Lo abbiamo accompagnato a conoscere il nostro paese, io e te, insieme a Liana. Ma anche lui, in qualche modo ci ha fatto conoscere il nostro territorio.
A volte apprezzi ciò che hai quando lo mostri agli altri.





(Foto di Madrina Annalisa al Museo Nivola)

martedì 16 febbraio 2016

voglia di vivere e follia

Cara Giorgia,
reduci dal carnevale, mettiamo a posto costumi e parrucche e riprendiamo la vita quotidiana.
Li mettiamo da parte per un anno, ma non mettiamo da parte i bellissimi ricordi di questa festa formidabile.
Vissuta con te, con il tuo spirito di adattamento che ha raggiunto livelli strabilianti, con la piccola Leda che ci riempie sempre di grandi sorrisi e con tutti i bambini e ragazzi del carro allegorico Orani Circus.
E' stato faticoso, come tutti gli eventi.
Prepara la borsa di Giorgia. Indossa il costume e la parrucca. Prendi il biberon dell'acqua. Lega i palloncini. Prepara la merenda. Carica il triciclo. I pannolini dove li mettiamo? Dai li prendo nel mio zainetto. Vediamo se si fanno truccare. Prendiamo anche il passeggino che non si sa mai? Si, non si sa mai. Speriamo non si spaventino quando ci vedono vestite e truccate.  Dove parcheggiamo? Vicino alla partenza, poi penseremo al ritorno. Dai siamo quasi pronti. Carico tutto, prendo Giorgia e arriviamo. Non possiamo aspettare. Tranquille, vi raggiungiamo. Dai piccola, andiamo che tra un po' inizia la sfilata. Saluta tutti. E una foto? Certo, fateci una foto. Fatta? Si. Ok, fai ciao ciao che ci stanno aspettando. Ciao Ciao.
Non sai bene cosa stia succedendo, ma appena vedi Zia Jlo e Leda credo che tu capisca che tutto si ripete, che anche oggi siamo tutti vestiti strani, che abbiamo diversi colori in faccia, che tutti insieme seguiamo una grossa macchina con attaccati degli animali giganti, che tutti insieme balliamo a suon di musica con un volume abbastanza importante, che diverse persone ci guardano sorridono e ci fanno mille foto.
Si, piccola Giorgia, tutto si ripete.
Ma stavolta cambiamo location e sfiliamo nella città di tuo padre.
E' tutto in forse, almeno per noi che abbiamo due clowns piccolissimi: voi due.
E' tutto in forse perché piove e il tempo non promette tanto bene.
Ma arriva il vento che spazza via le nuvole e un sole che ogni tanto fa capolino con tutte le sue forze.
Ci basta un piccolo scorcio di cielo azzurro e iniziamo a prepararci.
Crediamo sarà un  bel pomeriggio ricco di colori e vita.
E abbiamo ragione.
Portiamo a casa il primo premio come il carro allegorico più bello.
Bravissimi i ragazzi che l'hanno costruito con impegno e passione.
Ma la cosa più bella del carro è il contorno, i personaggi del circo che prendono vita con follia e creatività, con balli e salti, con acrobazie e gag, con colori e risate.
La cosa più bella è la voglia di vivere e di divertirci che tutti insieme trasmettiamo dall'inizio alla fine. Noi, il carro dei Lego e quello di Marvel.
Il carnevale tira fuori tutta la follia che c'è in ognuno di noi, nessuno escluso.
Ti fa staccare la testa da tutti i pensieri e ti fa vivere in un mondo parallelo.
E questo stacco serve poi per affrontare il resto dell'anno.
Grazie ragazzi. Siete stati splendidi :-)
Il carnevale è finito, ma la voglia di vivere rimane tutto l'anno.


giovedì 28 gennaio 2016

si perché l'arte emoziona

Cara Giorgia,
hai presente quando vorresti un qualcosa ma non sai cosa? No, forse no. Forse tu hai le idee ancora chiare, sai quello che vuoi.
Forse con l'età le idee perdono quel chiarore e talvolta senti una brutta sensazione, resisti, stringi i denti e nient'altro.
Poi qualcuno fa qualcosa che ribalta la situazione, fa quel qualcosa che tu vorresti ma non lo sai.
Fa qualcosa e ti salva.
E così molli i denti, rilassi le mandibole, il tuo viso si stende e piano piano anche tutto il corpo inizia a riprendere fiato, i muscoli saltano di gioia, i tendini si stendono, le ossa ballano e le vene strepitano.
Così va meglio, molto meglio.
Riesci a goderti quello che stai facendo e tutto ritorna sereno.
Fiuuuuuuuu.
Come quando tu piangi perché vuoi qualcosa oppure fai gesti per farti capire.
Quando alla fine riusciamo a capire cosa vuoi ti rilassi e sorridi, tutta felice.
Dev'essere duro non riuscire a parlare, non riuscire ad emettere parole di senso compiuto.
Ma col tuo tatatata taitaitai  e con i tuoi gesti riesci a farti capire in un modo pazzesco.
Comunichi molto più di quanto non facciamo noi adulti.
Eh si piccolina, a volte noi pecchiamo d'assenza di comunicazione o comunichiamo in modo "strano".
A volte comunichiamo senza volerlo, non con le parole ma con quello che facciamo con tutto il corpo, con le nostre mani.
ARTES. Si con le arti si comunica in un modo meraviglioso. Puoi esprimere te stesso a 360°, puoi tirar fuori ciò che hai dentro e che talvolta non sai nemmeno di avere.
Il nostro è un paese di artisti, e ne siamo fieri.
Ancor più fieri di chi si mette in gioco.
Chi gioca ad allestire questa splendida mostra e chi gioca mostrando le sue opere con un tweet.
Manufatti e parole, insieme per farci emozionare.
Si, perché l'arte, qualsiasi arte, emoziona.
E noi siamo fans delle emozioni.


(Foto di Zia Annalisa Lande)




mercoledì 13 gennaio 2016

cultura live

Cara Giorgia,
qui fervono grandi preparativi per la rassegna teatrale Pantheon Eventi.
Ci ruba un sacco di tempo, tempo che purtroppo dobbiamo sottrarre a te.
E' un periodo in cui vai a mille, fai, disfai, tatata taitaitai, corri, cadi, ti rialzi, tatata taitaitai, prendi, butti, molli, tatata taitaitai, sposti, risposti e sposti ancora infinite volte. Richiedi tutte le nostre attenzioni, vuoi giocare con noi, vuoi stare con noi.
Ma talvolta noi stiamo lavorando al pc, al telefono e le nostre attenzioni non sono totalmente per te.
Lo so, non è bello. Vederci lavorare a casa non dev'essere una gran bella cosa.
Ma a volte vediamo anche cose che non ci piacciono e che purtroppo si devono fare.
In questo caso l'obiettivo è la cultura, quindi un gran bell'obiettivo.
Lavoriamo per un evento culturale, sociale.
Cultura, parola forse sempre più sconosciuta grazie anche alla tv e alla diffusione di programmi che si spacciano per culturali ma alla fine sono solo un gazzabuglio di scontri, litigi, rabbia e negatività.
Noi vogliamo respirare cultura live, senza nessuno schermo, senza nessun filtro.
Vogliamo poter riflettere ascoltando della sana satira, vogliamo poter ridere su battute intelligenti, vogliamo trascorrere una serata diversa in mezzo ad altre persone che vogliono divertirsi e staccare un po' la spina.
Vogliamo respirare aria pulita, aria di festa.
Si, perché per noi la cultura è festa.
Per noi la cultura è il motore che fa andare avanti questo mondo a volte un po' confuso.
Per noi la cultura è vita.

La cultura, una serie di strati.
Quando ne sollevi uno non vedi l'ora di sollevarne e guardarne un altro.
Così all'infinito.
Iniziamo dal primo strato.
E non stancarti mai di sollevarne sempre nuovi.
La cultura riserva sempre belle sorprese.



martedì 5 gennaio 2016

ricchezza nella sua stessa diversità

Cara Giorgia,
siamo ormai al 2016 inoltrato, un anno che è iniziato con diversi cambiamenti, un anno che abbiamo festeggiato con un brindisi (birra e magnesia!) mentre tu dormivi beatamente (un bel modo di iniziare il nuovo anno!).
No, non è iniziato esattamente come avevamo immaginato, programmato, progettato, ma è iniziato e alla fine l'importante è quello. Vuol dire che miglioreremo strada facendo, anzi direi che i miglioramenti ci sono già stati. Abbiamo già avuto di che festeggiare.
Ricordi tutti questi mesi quando la sera ti portavo in una sala piena di donne che cantavano divertendosi alla grande? Ecco, quello splendido gruppo di donne ha esordito come coro.
C'ero anch'io, e c'eri anche tu con me, come sempre.
Tanta emozione, agitazione, paura, tensione, entusiasmo.
Si, soprattutto entusiasmo nascosto dalle nostre vesti nere, nascosto dai nostri visi sorridenti ma tesi allo stesso tempo. Tanto entusiasmo di poter fare ciò che ci piace di fronte ad uno splendido pubblico che era lì per noi e di fronte al Coro Monte Gonare che con affetto e allegria ci ha affiancato in questo splendido viaggio
Tanto entusiasmo dopo tanto lavoro, caparbietà (come dice il maestro!), incontri, scontri, scambi di idee, note che scendono, note che salgono, discussioni, prove, studio, risate e ricerca di un nome che ci rappresenti.
Il tutto come da copione, come un qualsiasi gruppo che segue la sua passione.
Si, perché non esiste un gruppo la cui vita è tutto rosa e fiori.
I gruppi sono vivi, con pregi e difetti dei componenti e ogni persona che lo compone è ricchezza nella sua stessa diversità.
E noi con le nostre diversità abbiamo creato qualche minuto di musica.
Non importa se la musica sia stata perfetta o meno, importa come ci siamo sentite, importa ciò che abbiamo trasmesso al pubblico. 
Tutto il resto è storia e futuro.
Un bel futuro.
Come faccio a saperlo?
Non lo so, ma lo sento nell'aria. 
E io con le ragazze respiro aria buona.