mercoledì 28 marzo 2018

anche se a volte è buio io vedo lontano

Cara Giorgia,
si avvicinano nuove feste, nuovi pranzi in famiglia e nuove vacanze.
Non amo tanto queste ricorrenze, non so perché. L'unica cosa bella è che di solito ci si riunisce in famiglia e si trascorre un po' di tempo insieme, per il resto non adoro le aspettative cerimoniali.
Ma blocchiamo il panico, se così si può definire. Manca ancora qualche giorno di vita quotidiana, di lavoro, di routine. Continuo ad occuparmi dei miei progetti cercando di inventare sempre cose nuove, di ampliare le idee da presentare per realizzare ciò in cui credo. Sono giorni faticosi in cui le ore volano inesorabili e mi ritrovo a dover spegnere il pc senza aver ancora finito il lavoro che mi ero preposta.
Continuo domani, ora ci sei tu.
Continuo domani, ora devo occuparmi di.
Continuo domani, c'è qualcuno che.
Continuo domani, loro hanno bisogno di.
Ed è un continuo smettere per altre cose e riprendere l'indomani mattina quando mi ritrovo da sola, davanti al fuocherello e forse ad un buon caffè, e forse un bel panino, e forse un buon dolcetto. Tolgo tutti i forse, per lavorare si ha bisogno di carburante.
E finalmente finisco in tempo per poi potermi dedicare a te durante le vacanze.
Finisco i trailer dello spettacolo, inizio a pubblicarli e a condividerli. E' tutto un gioco di comunicazione, condivisione, passaparola. Un gioco in cui ci sono diverse carte che ho deciso di giocare una per una.
Mi raccontano di Grazia Deledda, unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura. Nata nella città di tuo padre, a Nuoro, nel 1871. Ha lottato contro tutto e contro tutti, ha scritto a diversi letterati, giornalisti ed editori credendo in ciò che faceva, sicura del fatto che i suoi scritti avevano un grande valore. E' riuscita nel suo intento di far conoscere i suoi manoscritti, con passione e determinazione diventando così una scrittrice famosa. Avrei voluto conoscerla, davvero.
La stimo da lontano perché a quell'epoca, per una donna nata nel cuore della Sardegna non era per niente una passeggiata anche solo provare a diventare una scrittrice. Lei ce l'ha fatta, alla grande.
La stimo e la prendo come esempio per arrivare al mio traguardo.
Un traguardo che non segna una fine, ma uno dei tanti inizi a cui posso aspirare.
Io aspiro in alto, senza vergogna.
Io aspiro in alto perché credo in me.
Io aspiro in alto perché anche se a volte è buio io vedo lontano.


venerdì 2 marzo 2018

quello sano, quello puro

Cara Giorgia,
mi spiace riprendere ogni tanto questo argomento ma è necessario, purtroppo.
Se ne parla sempre di più, ma molto spesso usando parole sbagliate e fomentando forse le azioni violente degli uomini contro le donne.
E ci si chiede perché un uomo arrivi a fare certe cose alla sua compagna.
E ci si chiede perché un uomo arrivi a fare certe cose ai suoi figli.
Non lo so, non riesco ad immedesimarmi, stavolta non ci riesco davvero.
So solo che se una donna è vittima di violenza non ha nessuna dannata colpa.
So che se una donna rimane col suo compagno che la maltratta, la picchia e la distrugge psicologicamente non è perché a lei va bene così ma perché è veramente difficile prenderne consapevolezza, uscirne e non aver paura.
So che se una donna sopporta una serie di violenze da parte del compagno anche in presenza dei figli è perché talvolta si sente sola e non sa come uscire da questo tunnel apparentemente senza via di fuga.
So che se se una donna vuole mettere la parola fine ad una relazione che la fa stare male deve poterlo fare senza aver paura di essere uccisa.
So che la paura talvolta ci blocca ma a volte ci da la spinta giusta per cambiare qualcosa. Ma quella spinta non basta, bisogna avere qualcuno dalla nostra parte che ci protegga, che ci stia accanto, che ci sorregga, che ci faccia capire che non abbiamo nessuna colpa da espiare.
E quando ci parlano di amore malato ricordiamoci che l'amore non uccide ma dona la vita, che amare significa volere il bene dell'altro e non farlo soffrire o morire.
L'amore malato non esiste, se è malato non è amore.
Ma noi cosa possiamo fare?
E' una bella domanda. Potremo iniziare con l'educare i nostri figli alla parità di genere, al rispetto, alla libertà. E il tutto con amore e pazienza, gentilezza e comprensione anziché con ricatti, violenza, punizioni e minacce. Potremo iniziare col volerci bene e l'ascoltarci in modo che loro ci imitino. Potremo iniziare con tante cose seppur difficili soprattutto per noi educati con quella che io chiamo la "pedagogia del terrore".
L'obiettivo dell'educazione non è l'obbedienza, ma percorrere insieme il cammino della vita guidando i nostri figli e talvolta facendoci guidare da loro. In questo cammino può esserci uno scambio reciproco, dobbiamo solo trovare la strada giusta, con amore, quello sano, quello puro.



(Foto di Madrina Annalisa)