mercoledì 27 marzo 2019

chi si ferma è perduto o forse si riposa

Cara Giorgia,
è tornato il tempo delle novità. Sarà che è arrivata la primavera e piano piano ci spogliamo del grigiore dell'inverno e riprendiamo a respirare a pieni polmoni. Sarà che la creatività che era in letargo è finalmente uscita dalla tana e ora difficilmente si ferma a riposare.
La vita ci ha sorriso di nuovo regalandoci un nuovo cuginetto: Diego. E' nato di lunedì, di notte, in silenzio, regalandoci un bellissimo e dolce buongiorno al nostro risveglio.
E' iniziato poi il tempo delle gite, delle domeniche trascorse in compagnia a conoscere pezzettini di mondo. Iniziamo da Turri con l'evento "Tulipani in Sardegna". Luogo meraviglioso che ci porta a trascorrere una bellissima domenica in mezzo alla natura. 
E ora, piano piano, apro le porte della mia seconda casa: il palcoscenico.
Lo faccio parlando di donne, di mamme, con il Coro Femminile Intrempas.
Mi metto a lavoro con entusiasmo ed energia ritagliando vari momenti della giornata per scrivere, studiare e provare. E nonostante le interruzioni di tuo fratellino che ha fame, sonno, bisogno di essere cambiato e coccolato riesco poi a riprendere il filo del discorso e a creare ciò che mi piace e che spero trasmetta emozioni e riflessioni.

Vale ma come fai a riuscire a fare tutto?
In realtà non riesco a fare tutto ciò che vorrei, vado per priorità, ma vado.

Vado per la mia strada, quella che ho scelto, quella che mi porterà non so dove ma spero alla realizzazione di un sogno.
Vado incontro all'arte che stavolta mi ha chiamato senza che la cercassi poiché mi sembrava troppo presto.
Vado dritta senza voltarmi indietro e senza pensare alla fatica che ormai fa parte di noi.
Vado avanti tenendo sempre per mano te e Nicolò, grandi fonti di forza e ispirazione.
Vado avanti, anche se un po' a rilento ma non mi fermo.
Chi si ferma è perduto o forse si riposa.
Il mio riposo mentale è questo.



mercoledì 13 marzo 2019

quel dannato tunnel

Cara Giorgia,
finalmente riprendo possesso del mio computer e anche un po' del mio tempo per scrivere.
Eppure settimane fa pensavo che non ci sarei mai riuscita, mi sembrava impossibile tornare ad occuparmi delle mie cose, del mio lavoro, dei miei impegni artistici. Mi sbagliavo, per fortuna. E' che un neonato assorbe gran parte del tempo di una madre, soprattutto se è il secondogenito. Ci si fa in quattro per stare dietro ad entrambi e talvolta lo sconforto vince alla grande.

Mamma perché piangi?
Perché sono stanca. Anche le mamme si stancano.
Lo vuoi un abbraccio?
Si!

E le lacrime spariscono, lo scoraggiamento si attenua e si riprende in mano la situazione col sorriso.
Ma non sempre è così facile.
Ultimamente sento diverse storie di donne che soffrono di depressione, alcune da anni, fin da quando sono diventate mamme. Depressioni post partum non riconosciute, non affrontate e non seguite. Si, perché la depressione va innanzitutto individuata.
E poi?
E poi va curata.
E se non la si riconosce?
In quel caso lei va avanti, sempre di più. A volte sembra sia sparita ma poi ogni tanto fa capolino.
E' che ci si vergogna di averla, di curarla.
Vero.
Perché mai?
E' un fattore culturale e sociale, sembra che le malattie possano essere solo fisiche, quelle mentali sono sintomo di pazzia.
Invece no.
Già. Ma se ne parla in questi termini, quando se ne parla, perché la maggior parte delle volte queste donne non ne fanno parola con nessuno, si tengono tutto per loro e in questo modo il malessere cresce sempre di più.
E i padri?
Loro talvolta non hanno gli strumenti per riconoscere la depressione, in altri casi se ne accorgono ma non sanno cosa fare. Altri ancora fanno finta di niente forse perché avere un partner depresso fa stare male, ci si sente impotenti e apparentemente la cosa più semplice è lasciar scorrere tutto.
Non è facile.
No, non è facile neanche per loro. E in alcuni casi loro possono soffrire di depressione post partum paterna. Sono casi più rari ma può capitare.

Lo so, lo so. Non sono argomenti per niente felici, ma sono reali.
Diventare mamma è una cosa bellissima, ma non sempre tutto va nel verso giusto, non sempre questa esperienza è come l'abbiamo immaginata, non sempre porta felicità. E qui il gatto inizia a mordersi la coda, ci si sente in colpa per non essere felici e più crescono i sensi di colpa e più si sta male.
Tunnel, spaventoso e scuro.
Ma possiamo accendere la luce no?
Si, da fuori si, ma chi è dentro non vede l'interruttore. Osserviamo bene le mamme, guardiamole negli occhi per capire se sono dentro o fuori da quel dannato tunnel.