sabato 30 dicembre 2017

il foglio inizia a riempirsi

Cara Giorgia,
siamo alla fine del 2017 e ci prepariamo per il nuovo anno, ignari di tutto quello che ci riserverà.
E' stato un anno molto intenso e faticoso ma anche pieno di soddisfazioni e sogni che si avverano. Un anno ricco e per niente spensierato, un anno colorato e a tratti sfumato da stress, stanchezza e scoraggiamento. E nel frattempo tu che cresci sopportando i nostri deliri, le nostre assenze, i nostri giorni no. Lo fai con tanta pazienza, comprensione ed empatia. Fai parte della nostra squadra e nel tuo piccolo contribuisci in modo deteminante alla riuscita dei nostri progetti.
Andiamo avanti, continuiamo a credere in ciò che facciamo, a crearci un futuro che ci calzi a pennello, un futuro che segua le nostre orme e le nostre passioni.
Abbiamo fatto tanta strada, i nostri piedi sono stanchi ma soddisfatti, le nostre mani affaticate ma sempre colorate di creatività. C'è ancora un lungo cammino da percorrere per arrivare dove vogliamo, non vediamo ancora il traguardo ma nelle varie tappe che raggiungiamo c'è sempre un premio che ci ricarica di energia e di tanta voglia di spaccare.
Lo facciamo, andiamo avanti, determinati, carichi.
Perchè se si vuole qualcosa si deve fare di tutto per ottenerla, non ci si può aspettare che arrivi da sola, perchè da sola non arriva. 
Non è facile, per niente.
Ma piano piano capirai che le cose facili non danno tante soddisfazioni, che per poter creare devi usare tanti elementi, tanti colori, tante forme.
Senza fretta, il foglio inizia a riempirsi.
Facciamo riposare i colori, e nel frattempo ci riposiamo anche noi, che male non ci fa.
Buon 2018 splendida creatura, che sia un anno colorato e sorprendente per te e per tutti noi che viviamo al tuo fianco :-)


lunedì 4 dicembre 2017

il mal di vivere

Cara Giorgia, 
ti scrivo con l'adrenalina ancora addosso e voglio scriverti proprio ora, nonostante le mille cose da fare, perchè quando sono in preda a bellissime emozioni come in questo momento riesco ad arrivare a spiegarti molte più cose, molti più concetti.
Adrenalina che viene da ieri sera, dall'evento sul mal di vivere, da un bellissimo lavoro fatto con le altre ragazze dell'Associazione Mi prendo, mi porto...
Un argomento molto forte e allo stesso tempo delicato.
Un argomento di cui si parla poco, forse per vergogna. 
Abbiamo osato, stavolta abbiamo osato tanto. Ma se non si osa non si va da nessuna parte, si sta fermi ad aspettare che succeda chissà cosa per capire poi che forse non succederà niente.
Si è parlato di apparenza, dovere, debolezza, ascolto, cura, energia, specchio, sofferenza, morte.
Parole importanti, parole pesanti che una volta dette forse alleggeriscono un po' l'animo.
Lo abbiamo fatto insieme a tante persone, unite in una stanza per ascoltare e riflettere insieme sul tema della depressione. 
Lo abbiamo chiamato mal di vivere, ci siamo permesse di dare un nome a questa sofferenza silenziosa che talvolta non viene ne riconosciuta e ne accettata. Un fardello che s'impossessa di noi, del nostro corpo e della nostra mente, un dolore inspiegabile e indescrivibile, un dolore immenso, la mente che si ferma, il corpo che si arrende, noi che non siamo più noi ma sembriamo impossessati da un altro essere fino a quel momento a noi sconosciuto, noi che non ci riconosciamo più allo specchio, noi che non rispondiamo più alle attese che gli altri hanno su di noi. Forse hanno esagerato con le richieste, le aspettative. Ci hanno riempito di "devi", "non puoi", "fai" dimenticandosi dei "sii te stesso", "fai ciò che senti", "fai ciò che ti fa stare bene", "non aver paura di cambiare". 
Poi, quando ormai siamo in un'altra dimensione continuano con le frasi che ci fanno ancora più male.
"Devi reagire!", "Finiscila di lamentarti!", "Tutti abbiamo dei problemi, non solo tu.", "Devi uscire, sorridere come una volta.", "Devi darti una mossa.". Lo fanno convinti di aiutarti, sono in buona fede, ma tu avresti bisogno di altre parole.
"Io sono con te, al tuo fianco.", "Ascolto i tuoi silenzi.", "Ti voglio bene.", "Ti accolgo così come sei, non ti giudico.", "Ti capisco, non ti lascio."
Eppure basta poco, eppure a volte è sufficiente anche solo la presenza, senza nessuna parola. 
Basta tenere l'altro per mano, aiutarlo a prendere la valigia della sofferenza perchè da soli è tutto più difficile e perchè si può sollevare una valigia senza per forza dover commentare o analizzare.



"Vorrei potermi sedere al tuo fianco, sapere che non hai paura o fastidio.
Vorrei, in tua compagnia, scoprire che non sono sola, che posso parlare senza nascondermi o ballare senza sentirmi una persona ridicola, pazza, confusa, strana.
Vorrei, in tua compagnia, camminare silenziosamente lungo questa mia strada senza il terrore che il rumore dei miei passi sia per te assordante.
Vorrei guardare i tuoi occhi e leggervi la serenità di chi niente può fare se non amare."






lunedì 27 novembre 2017

a occhi aperti e a occhi chiusi

Cara Giorgia,
sono arrivati i tre anni, una bellissima tappa che ti porta in una nuova dimensione, sempre più sorprendente, sempre più consapevole di molte cose.
Stavolta festeggiamo nel giorno giusto: il 25 novembre. Mi tengo libera da qualsiasi impegno lavorativo, mi dedico a te e alla festa in tutto e per tutto al punto da arrivare stremata all'allestimento della location e a tutto il resto. Ma non importa perchè vederti felice fa svanire la stanchezza e lo stress del dover coniugare lavoro, casa, famiglia, rajos e tronos. La fatica la lascio da parte, ti guardo mentre giochi, scarti i regali, osservi, mangi, fai marachelle, litighi, sorridi, ridi e corri fino a quando non indossi il pigiamino e crolli in pochi secondi pronta a sognare chissà cosa.
E io sogno con te.
Sogno un mondo dove non si debba ricorrere al 25 novembre perchè la violenza sulle donne è ormai solo un ricordo.
Sogno un mondo dove alla base di tutte le relazioni ci sia prima di tutto rispetto reciproco.
Sogno un mondo dove l'essere donna non comporti nessuna rinuncia.
Sogno un mondo dove non esista nessun tipo di violenza.
Sogno un mondo dove ciascuno abbia la possibilità di fare il lavoro che gli piace, senza nessun compromesso, senza nessuna vendita del proprio corpo o della propria anima.
Sogno un mondo dove i bambini possano essere ascoltati e capiti anzichè etichettati.
Sogno un mondo dove non ci si debba nascondere perchè si subisce.
Sogno un mondo dove le proprie scelte non siano dettate dal giudizio ma dall'ascolto di se stessi.
Sogno un mondo dove non ci si vergogni di stare male ma si possa parlare del proprio malessere senza avere nessuna paura.
Sogno un mondo dove la diversità venga considerata come una ricchezza, nient'altro.
Sogno un mondo dove ci sia la libertà di amare, lasciare, riamare, e fare della propria vita ciò che si vuole.
Lo so, sogno in grande, ma lo faccio perchè sognare ci è ancora concesso e non voglio perdermi questa opportunità.
Sogno, a occhi aperti e a occhi chiusi.
Sogno un mondo migliore perchè so che tutti noi possiamo fare di più.


martedì 31 ottobre 2017

me lo devo

Cara Giorgia,
salutiamo anche ottobre che va via come un lampo, così com'è arrivato. Lo salutiamo col sorriso perchè è finito veramente in bellezza.
Ultime ore di un mese un po' turbolento che ha comunque portato i suoi frutti.
E' finito con un colloquio di lavoro che per loro è andato bene, per me no, non nel finale.
Li ringrazio, ma in queste condizioni ho dato e pure parecchio. Ora pretendo di più, me lo devo.
Una bellissima chiacchierata, un tuffo nel passato tra i mille lavori che ho fatto da educatrice non ancora guerriera. Mi rendo conto delle numerose e varie esperienze che ho avuto in questi 15 anni lavorativi e che mi hanno poi fatto diventare ciò che sono ora.
Saluto, esco.
Caffè e brioche con la marmellata. Quotidiano alla mano e lettura veloce delle notizie di oggi.
Pensieri leggeri, chiari e puliti. Una volta tanto sembrano usciti dalla lavatrice.
Faccio una telefonata, mi rispondono con un entusiasmo alle stelle, felici di darmi una mano nella mia prossima missione. Una donna, che già una volta ci ha dato le dritte giuste per realizzare un sogno. Si, sento che sono sulla strada giusta.
Consegno una cassetta di mele cotogne a domicilio (il nostro albero è piccolo ma produttivo). Evito un altro caffè e rispondo al telefono, ignara della seconda bella notizia. Un'altra donna, stavolta colei che da decenni mi accompagna nelle mie avventure e disavventure.
Il colloquio è solo un ricordo, un ricordo che mi fa pensare che fosse solo una prova, forse per capire quello che voglio fare veramente. Si, questa è la mia strada, ne sono più che certa.
La terza telefonata arriva di sera, dopo un pomeriggio di chiarimenti, giochi, frutta secca, lavaggio pavimento, disegni, impacchettamento regali, balli, coriandoli fatti da te che mi festeggi con tanto di tanti auguri e hip hip urrà (non so ancora quale fosse il motivo dei festeggiamenti ma fare festa fa sempre bene). Un'altra donna, un'altra bellissima notizia. La conosco da qualche anno, la stimo, mi stima.
E a questo punto, con la pancia rilassata, il cuore felice e il corpo in fibrillazione ceniamo, indossiamo il pigiama e ci prepariamo per la nanna.
As colau una bella die oje?
Eja.
V'ata carchi cosa chi d'ata dispiachiu?
No.
Bene, allora puoi dormire tranquilla e serena. Se la giornata è stata bella e niente ti ha rattristato farai di certo dei bei sogni.



venerdì 29 settembre 2017

l'unica droga che crea indipendenza

Cara Giorgia,
anche il mese di settembre vola all'impazzata, tra vacanze, inizio nuovi percorsi, ripresa dei vecchi, progetti e attività tutte da scoprire e inventare.
Per te inizia una nuova avventura, e come tutte le esperienze sconosciute si ha un po' di paura ma anche tanta curiosità di scoprire cosa c'è dietro quella porta. Questo vale sia per te che per noi, ma di fatto ci affidiamo a te e alle tue maestre, senza se e senza ma.
Qualsiasi insegnante, qualsiasi gruppo classe per noi va bene. Azzeriamo pregiudizi e preconcetti, ci affidiamo a ciò che sarà insegnandoti che bisogna affrontare le nuove esperienze con ottimismo e curiosità, prendendo ciò che di bello ci offre, affrontando le eventuali difficoltà e sorridendo alla vita.
Nient'altro.
L'inserimento è graduale, senza traumi, senza che i primi giorni spariamo all'improvviso senza salutarti per non farci vedere mentre andiamo via, rispettando i tuoi tempi, aspettando che tu ti senta al sicuro e a tuo agio in questo spazio nuovo, anche senza di noi. Sei tu che ci dici di andare via, addirittura affidandoci delle commissioni da fare ( ma non era il contrario? Non erano i genitori ad affidare i compiti ai figli?). Ciò non toglie che potresti avere una crisi più avanti, chiamiamola così, ciò non toglie che un giorno forse vorrai restare a casa piuttosto che andare a scuola. Affronteremo anche quello, con calma e pazienza, come tutti d'altronde.
Finiamo questo mese di cambiamenti in allegria, con l'inaugurazione di una nuova mostra al Museo Nivola. Si respira aria di festa, di persone che s'incontrano, di buon cibo e bellissima musica. Il tutto condito dalla cultura, dall'arte che anche se talvolta può sembrare incomprensibile lascia comunque una bellissima sensazione. A me fa sempre questo effetto. Mi ricarica, mi addolcisce, mi rilassa, mi rallegra. 

Ci ricarichiamo per gli eventi di ottobre.
Si, ci serve tanta energia per studiare, ripassare, provare, leggere... a proposito mi serve il libro per scegliere le letture.
Che letture?
Ad Alta Voce. "Mia madre e altre catastrofi" di Francesco Abate.
E il libro non ce l'hai?
Non lo trovo, era pure autografato! Ho chiesto a Samir ma dice che me l'ha restituito.
Ho chiesto a Già ma dice che anche lui me l'ha reso. 
Già ma hai controllato bene?
Si, ho messo a soqquadro la casa, tu piuttosto hai controllato bene a casa tua?
E certo.
Lo cerco nelle librerie, niente da fare, sembra che tutti abbiano avuto l'ispirazione di comprare proprio quel libro. Chiedo ad un amico se me lo trova, ultima chance me lo spediscono da Cagliari.
Vale ragiona, respira e ragiona.
Nervosa per altri motivi e col cervello in fumo, non so perchè ma prima di buttarmi a letto e ripigliarmi riguardo nella libreria.
Eccolo.
Non ho parole.
Nemmeno io, solo un grande e grosso sorriso.
Rileggo la dedica "Per Giorgia, che non ha conosciuto il battipanni e non lo conoscerà mai".


La cultura è l’unica droga che crea indipendenza.
(Anonimo)

domenica 10 settembre 2017

modalità zen

Cara Giorgia,
oggi è una di quelle giornate che iniziano male ma finiscono bene.
Una di quelle giornate che inizi con grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr e finisci in modalità zen.
Perchè alla fine ti fai trasportare dagli eventi, modificando l'ordine degli addendi e scoprendo che il risultato cambia tantissimo. Ti fai trascinare dal piacere di fare le cose, butti l'orologio o lo guardi con distacco, mangi noccioline e uva insieme pensando che poi lo stomaco si gestirà i due sapori, ceni presto pensando di non avere fame scoprendo poi che avresti mangiato volentieri anche due fette di prosciutto se il frigo ne fosse stato provvisto, ti ritagli un po' di tempo per te da presto e fai salti di gioia perchè a volte stare un po' da soli è necessario ma non sempre possibile. E quando riesci ti sembra un sogno, un sogno che si avvera.
Ecco stasera si è avverato questo sogno, e non potevo chiedere di meglio per rimescolare i miei pensieri, condirli con immagini e sensazioni, buttarli in padella e farne una bella frittata di parole.
Io e me.
Me e io.
Nessun altro.
Perchè alla fine bisogna anche saper stare con se stessi, starci bene, in sintonia, sulla stessa linea.
Una linea che a volte si perde, e non si ha nemmeno il tempo di capirlo. Pensiamo di avercela ancora in tasca, poi andiamo a lavare i pantaloni e non ce la troviamo più.
Dov'è la linea? Dove si è nascosta? Dov'è scomparsa? Dov'è andata?
E ci vuole tempo per ritrovarla, per cercarla, raggiungerla e acchiapparla.
E la si trova da soli, in quel famoso spazio di tempo che raramente ci ritagliamo.
La si trova con fatica e determinazione, con la voglia di stare bene, con la voglia di serenità.
La si trova lottando con malesseri e malumori e scegliendo la modalità zen.
E così si svuota lo zaino che si ha in spalle e che piano piano ci distrugge la schiena. Lo si svuota e si fa spazio per le cose belle, le giornate colorate come quella di oggi, la crostata per le escursioni della vita, una bottiglia d'acqua per depurarci dall'energia negativa, un profumo che ci ricorda che possiamo scegliere, un paio d'ali per volare sempre più in alto, liberi da tutto e da tutti.


giovedì 31 agosto 2017

perdersi per poi ritrovarsi

Cara Giorgia,
agosto è giunto ormai al termine, nonostante sia un mese lungo lungo. Ma la cosa bella è che finisce con delle bellissime notizie e una nuova arrivata: benvenuta Caterina! Tu che arrivi per farci assaporare nuovamente quella strana felicità che solo una nuova vita può dare :-)
E questo ci fa bene al cuore.
E quel cuore che ogni tanto ha bisogno di ricaricarsi, di riprendere il ritmo giusto, di sentirsi importante e necessario. Quel cuore che ogni tanto ha bisogno di un balsamo per ammorbidirsi e ritrovare la dolcezza della vita.
E l'estate è sempre un po' così, chissà perchè, tra alti e bassi.
Non vedi l'ora che arrivi per spaccare il mondo, poi arriva e vola, e ti rendi conto che il mondo non l'hai spaccato, per niente.
No dai, per niente no, forse qualche martellata gliel'hai data e hai creato qualche crepa.
Si, forse si.
Anzi, tolgo il forse.
Si, gliel'ho data.
Si, confermo. Anche perchè pensandoci sono arrivata ad agosto stanca morta, proprio a causa di quella martellata. E una volta creata la crepa cerchi riposo, relax e quotidianità per poi riprendere a martellare alla grande a metà settembre, quando tutto si assesta e si riprendono in mano le redini dei propri progetti.
Stop, prendiamoci una pausa.
Viviamo il presente, annusiamo, assaggiamo, osserviamo, viviamo.
Proprio come fate voi bambini, senza porvi tante domande sul futuro o senza stare lì a pensare al passato.
Qui ed ora.
Me lo ripeto spesso, ma alla fine predico bene e razzolo male.
No dai, stavolta m'impegno sul serio, per davvero.
Sento che questa è la volta buona.
Eh si, lo sentivi anche le altre volte.
No, ma stavolta è diverso.
Era diverso anche tutte le altre volte.
No ma dopo le diverse esperienze, i diversi alti e bassi ora è cambiato tutto.
Cambia sempre tutto, per fortuna.
Eh ma...
Ma niente, ci proverai e non ci riuscirai, come sempre.
Beh no perchè...
Nessun perchè, nessun per come, nessun niente.
Ok, nessun niente.
Iniziamo dal niente.
Il niente.
............................

Perchè a volte bisogna proprio perdersi per poi ritrovarsi.


domenica 6 agosto 2017

Vale respira, Vale respira

Cara Giorgia,
ho ancora un po' di adrenalina addosso eppure sono passati diversi giorni dal debutto di "Millimetroemezzo e altri centimetri". E' una sensazione strana, come se una parte di me che avevo perso fosse tornata, così, dal nulla. Come se in qualche modo si fosse fatta ritrovare.
Sarà che in questo spettacolo c'era tutta la mia essenza di mamma, donna, persona. Sarà che nasce tutto dal cuore e dalla pancia. Sarà che ho seguito le mie passioni e quando accade questo il tuo lavoro ha una marcia in più.
E' stata una splendida avventura, molto faticosa ma veramente ricca di emozioni e soddisfazioni.
Dopo mesi di prove, controprove, studio, montaggio, giorni out e giorni al top è arrivato il momento di salire sul palco e raccontare questa famosa danza della natura e non solo.

E' tutto pronto, mancano gli ultimi accorgimenti. Ti saluto, ignara di tutto. Ti chiedo un abbraccio portafortuna, mi dai un bacio sulla fronte. Ciao mamma. A più tardi piccola.
Mi preparo, cerco di calmare l'agitazione ma stavolta è davvero difficile.
Vale respira, Vale respira.
Arrivo alla location, ecco i primi spettatori. Si, mi sa che ci siamo.
Mi preparo per entrare in scena. Abbraccio di J, abbraccio di Samir, abbraccio di Anna.
Vai e trasmetti quello che hai dentro. Ok, ci provo. Anzi, ci provo e ci riuscirò.
Vale respira, Vale respira.
Buio. Tatatatatatatatatata.
Salgo sul palco, la piazza è piena ma per fortuna non vedo i volti delle persone.
C'è una bellissima atmosfera, una luna fantastica e un pubblico davvero meraviglioso.
Vale respira, Vale respira.
Le prime parole, i primi gesti. Leggo, mi alzo, è fatta. Ora sono in pista, ballo tra un turbinio di emozioni, risate del pubblico, silenzi, energia, divertimento, hastag, battute, racconti, pezzi di vita, storie di bambini, storie di adulti, messaggi, suggestioni, colpi di scena e lacrime finali che si affacciano prepotentemente sul mio viso con una forza davvero magica.
Questo è il teatro, emozione pura.
Quando poi vedo il pubblico felice, con gli occhi lucidi, che mi ringrazia perchè l'ho fatto ridere, perchè l'ho fatto piangere, allora lì capisco che l'obiettivo è stato raggiunto e che Millimetroemezzo è davvero il mio modo di trasformare le mie passioni in una professione.
Vale respira, Vale respira.
E poi arrivi tu, con un bellissimo mazzo di fiori e uno splendido sorriso che completa questo splendido sogno.
Ecco, quando ti dico che devi sempre credere ai tuoi sogni e fare di tutto per realizzarli intendo proprio questo. Io ci ho provato, con tutta me stessa, e stasera ci sono ruscita.
E questo è solo l'inizio.

L'ansia iniziale si è trasformata in adrenalina, una bellissima sensazione che mi accompagna per tutta la notte, per tutto il giorno successivo e per tutta la settimana. La conservo con cura, non voglio sprecarne nemmeno un millesimo. Me la godo tutta, perchè so che me la merito davvero.


(Foto di Zio Roberto Piredda)

venerdì 28 luglio 2017

et voilà

Cara Giorgia,
sono giorni un po' strani, tra mille cose da fare, ultimare, particolari a cui pensare. Sono i giorni che precedono il debutto del nostro progetto: Millimetroemezzo e altri centimetri.
Un progetto scritto un anno fa, proprio in questo periodo, un progetto in cui ho creduto fin dalle prime righe pensando già al risultato finale, pensando già al debutto.
Ora ci siamo quasi e la sensazione che provo è davvero strana.
Proprio ieri una ragazza mi ha detto che in questo modo mi sto reinventando nel migliore dei modi: come Mamma Educatrice Guerriera. Bellissima espressione e pensandoci è proprio così.
Alla fine per capire cosa vogliamo fare da grandi dobbiamo partire dalle nostre passioni. Io l'ho fatto, un po' tardi (o forse no) ma l'ho fatto.
Teatro, scrittura, educazione. Un bel cocktail da completare con un po' di umorismo et voilà.
Ho messo insieme questi ingredienti e ho creato ciò che inizialmente era un reading e che poi è diventato una performance, uno spettacolo teatrale.
Ho deciso di mettermi in gioco, parecchio in gioco. E non solo io.
Sul palco sono da sola, ma dietro le quinte c'è il lavoro di altre persone, preziosissime davvero.
Siamo in ballo, balliamo.
Balliamo insieme alla danza della natura, la radice di questo blog, la radice della vita.
Perchè alla fine ciascuno di noi dovrebbe poter fare ciò che più gli piace, trasformare le sue passioni in un lavoro per poter davvero dare il meglio di sè.
Io ci provo, con tutta me stessa e vediamo cosa ne viene fuori.
Intanto un domani non potrò dire di non averci provato.

E tu un domani, prova sempre a inseguire i tuoi sogni, a realizzare i tuoi progetti, a fare ciò che ti piace, a metterti in gioco anche se sarà una fatica immensa. Ma vedrai che ne varrà la pena, ne sono certa.


sabato 10 giugno 2017

tutti esseri umani, chi più, chi meno

Cara Giorgia,
finora non era mai capitato, non così a lungo.
Sono due mesi che non ti scrivo, ma non perchè non abbia niente da raccontarti, anzi, ma semplicemente per mancanza di tempo e forse anche d'ispirazione.
Troppo impegnata a fare altro, a pensare a varie cose, faccende e facendette, troppo impegnata ad organizzare l'oggi, il domani, il dopodomani, il tra una settimana, il tra un  mese. Troppo davvero.
Rallento, per l'ennesima volta, sperando sia la volta buona, quella giusta.
Rallento e capisco che si può vivere anche senza riuscire a fare tutto, senza completare tutta la scheda prefissata per quel giorno o per quella settimana.
Rallento, mi ascolto, mi accolgo.
Mi ritaglio un po' di tempo per riposarmi dopo pranzo e ricaricarmi, un altro po' per portarti fuori in strada a giocare con gli altri bambini del vicinato, un altro po' per cucinare qualcosa di diverso.
Per ora va bene, non esageriamo. La gradualità è sempre la cosa migliore anche se non sono mai stata brava in questo. Ci provo, con tutta me stessa.
E mentre succede questo, proprio mentre decido di rallentare e alleggerire il carico che ho sulle spalle e sulla testa leggo di una donna che si dimentica la sua bambina di 18 mesi in auto, per un'intera mattina. E la bambina muore. Così, senza....senza.
Non ci sono parole, solo un abbraccio da parte mia che non le arriverà mai perchè non mi conosce.
A volte capiamo perfino chi conosciamo anche solo per nome, la capiamo innanzittutto non giudicandola ma pensando al suo dolore e piangendo insieme a lei, anche se da lontano.
Ennesimo caso in cui molte persone pensano di sapere, di esser certe che a loro non capiterebbe, persone che condannano un gesto che nasconde chissà quale vita, chissà quale carico mentale.
E allora mi chiedo che senso abbia condannare questa donna, scrivere brutti pensieri e parole offensive contro di lei, farla soffrire più di quanto già non soffra per aver perso la sua bambina in un modo così atroce.
Che senso ha?
Si sta forse meglio giudicando e puntando il dito?
Ci sentiamo migliori perchè a noi non è capitato?
Pensiamo di essere delle madri più amorevoli perchè pensiamo che a noi non possa succedere?
Non lo so che meccanismi si scatenano in questi casi, cosa pensano alcune persone che partono con l'insulto social e non social.
Non lo so, ma vorrei saperlo per cercare di capire. Da sola non ci arrivo davvero.
Eppure siamo tutti esseri umani, chi più, chi meno.




lunedì 3 aprile 2017

ma diciamo la verità

Cara Giorgia,
non so perchè ma sono giorni che mi chiedo com'ero prima di diventare mamma. Ero uguale a come sono ora? Ero diversa?
Si, la risposta me la sono data, più o meno.
Non posso essere la stessa Valentina di 2 anni e mezzo fa, non sarebbe normale, non sarebbe umano.
Diventare mamma è un qualcosa di troppo grande per pretendere di non cambiare.
Si cambia, sia in meglio che in peggio. E forse non tutti lo capiscono. Ma non importa, l'importante è prendere coscienza di sè e comprendere come si sta in queste nuove vesti.
Ci penso, ci ragiono, provo a riavvolgere il nastro e mi rendo conto di diverse cose, di certi miei atteggiamenti, di alcune mie parole.
No, non ricordo tutto, non posso ricordare tutto.
Come quando da piccola andavo in chiesa a confessarmi. Dicevo un paio di cose, classiche cose da bambini "ho detto parolacce, ho detto qualche bugia"(in effetti, che peccati potrebbe commettere un bambino?) e poi aggiungevo "non mi ricordo". Il che voleva dire che avrebbero dovuto perdonarmi tutto, anche quello che non mi ricordavo.
Ecco, ci risiamo. In questo caso chiedo perdono a chi non ho ascoltato quando aveva bisogno di parlare, a chi non sono stata vicino in un momento in cui aveva bisogno di me, a chi non ho chiesto come stava perchè troppo impegnata col la ricerca di un mio equilibrio, a chi sono stata lontana, a chi ho parlato con acidità e irriverenza, a chi ho evitato, a chi ho snobbato, a chi ho ignorato, a chi ho sgridato, a chi ho rotto le palle più volte, a chi ho bacchettato, a chi non ho cercato come facevo prima, a chi ho messo i puntini sulle i, a chi ho bastonato a parole, a chi ho preteso troppo, a chi ho guardato con superficialità.
Si, diventare mamma non è facile e perdi un pò il controllo di molte cose, senza avere il tempo di rendertene conto. Le priorità cambiano, e anche il modo di pensare e agire.
Ma riavvolgendo quel famoso nastro mi rendo conto anche di non aver ringraziato abbastanza chi si è preso cura di me nei momenti no, chi mi ha ascoltato quando avevo bisogno di sfogarmi, chi è arrivato nel momento giusto salvandomi da momenti critici e pesanti, chi mi ha dato consigli senza giudicarmi, chi mi ha spinto a prendermi cura di me, chi mi ha regalato qualche ora da dedicare alle mie cose, chi non mi ha mollato nemmeno per un secondo vedendomi in lacrime, chi ha ascoltato i miei silenzi, chi ha gridato insieme a me, chi mi ha tenuto la mano in questo cammino non sempre rettilineo, chi mi ha fatto vedere il sole quando io vedevo solo le ombre, chi mi ha ascoltato mentre cantavo, chi mi ha incoraggiato a fare ciò che mi piace pensando comunque a me.
La vita da mamma è bellissima, ti riempie di gioia, nuove emozioni, colori e soddisfazioni. Ma diciamo la verità, non è facile, per niente. Soprattutto se ti ritrovi a conciliare mille cose, tutte da casa, senza avere uno stacco, un luogo tutto tuo dove puoi lavorare da sola. E così hai bisogno di tempo e di metodo per organizzarti, per non farti risucchiare completamente dal ruolo di mamma.
Perchè chi è mamma è comunque prima di tutto una persona, un essere umano.
Ma spesso questo si dimentica.


domenica 19 marzo 2017

è nell'aria, lo sento

Cara Giorgia,

reduce da una serie di catapulte ma anche di belle avventure oggi ho deciso di rilassarmi e stare a casa. Ma di fatto le decisioni che prendo molto spesso vengono messe in discussione dai fatti e i programmi cambiano in men che non si dica.
Niente fuocherello, sento che non ce lo godremo.
Faccendette mattuttine insieme a te, e già questo non era nel programma del relax, ma ci sta.
Fuori c'è freddo, vento e il sole è insicuro se farsi vedere oppure restare dietro le tende.
Alla fine ricevo un messaggio a cui dovrei rispondere con mille messaggi, o meglio chiamare direttamente, ma ancor meglio parlarci di persona.
Ok, usciamo. Andiamo a regalare un sorriso, 4 chiacchiere e un po' di ascolto.
E la giornata si trasforma, con un messaggio.
Ma ciò che non si trasforma è la sensazione che ho dentro, bellissima e stimolante.
Quella sensazione che mi rimane dentro dopo aver trascorso una bella serata, aver partecipato ad un evento interessante e ricco di emozioni. Si, è capitato anche ieri.
Leggo alla presentazione del libro "Simone, Le Castor - La costruzione di una morale", di Bastiana Madau, ascolto la vita e il pensiero di Simone De Beauvoir, affascinata da questa filosofa parigina nata nel 1908 che era molto più attuale di alcuni pensieri che ci sono oggi, nel 2017, in Italia. Ascolto e mi immagino la sua vita, le sue lotte, la sua forza. Mi chiedo come mai sia al liceo che all'università ci facessero studiare solamente i filosofi di sesso maschile. La risposta la conosco, e mi fa arrabbiare, e pure parecchio. Ma la rabbia dopo un po' sparisce e lascia il posto all'azione, l'azione positiva. Molte persone non hanno avuto la possibilità di studiare e sono state autodidatte, in tempi in cui non c'era internet e non era facile reperire i libri, non per chi viveva in povertà e indossava la gonna. Ma oggi si può leggere, studiare e conoscere liberamente. Ho deciso di farlo, ho deciso di leggere questo libro e conoscere meglio Simone, cosciente del fatto che poi vorrò leggere i suoi scritti. Lo farò, ne sono certa. Ascoltare anche solo una parte del suo pensiero è stato interessante, stimolante. Un incontro prezioso, ricco e coinvolgente. Un incontro che fa venir voglia di tornare subito a casa e leggere il libro tutto d'un fiato. Si, stavo giusto cercando una nuova lettura, l'ho trovata, per caso, come succede sempre per le cose più belle.

Il cambiamento è nell'aria, lo sento. Non so come spiegartelo, è davvero difficile trasmettere una simile sensazione. E' come se una stanza avesse tutte le finestre aperte, e, nonostante il freddo, chi è dentro la stanza non pensa a coprirsi ma pensa a respirare l'aria nuova, a godere di questo vento che accarezza la pelle, penetra nel corpo, si addentra nella mente in punta di piedi e viene accolto con felicità. Eccoti, ti stavo aspettando, non restare sulla porta, entra e accomodati, qui sei a casa tua.



"Pure ci tenevo troppo alla libertà per rinunciare a cercarla liberamente.“
Simone de Beauvoir

mercoledì 8 marzo 2017

e ora come ora cosa scegli?

Cara Giorgia,
ti scrivo dopo essermi spogliata dai costumi di carnevale e aver indossato in fretta e furia quelli di Marcella, la donna che ogni tannto faccio salire sul palco per raccontare una storia di violenza di un uomo nei confronti della propria donna. Si, ho scritto bene, la propria donna, perchè è così che alcuni uomini definiscono le loro compagne di vita. Come se fossero di loro proprietà.
Tu sei mia.
Tu sei mia.
Tu sei mia.
Te lo dicono fino al punto in cui ti convinci che è così, fino al punto in cui ti compiaci con loro per questa loro attenzione.
Tu sei mia.
Tu sei mia.
Tu sei mia.
Alt, fermati, stop.
Io non sono tua, io non sono di nessuno, anzi, si, sono di qualcuno. Sono mia.
Io sono mia.
Io sono mia.
Io sono mia.
Sono io che decido cosa indossare, sono io che decido come vivere la mia vita, chi frequentare, se uscire oppure no, se festeggiare oppure no, se lavorare o stare a casa, se diventare madre oppure no, se scioperare oppure no, sono io che decido cosa e come pensare, sono io che decido chi e come amare, sono io che decido per me. Io, nessun altro.
Se qualcun'altro decide per me c'è qualcosa che non va.
Se qualcun'altro sceglie per me c'è qualcosa che non va.
No, non decidono gli altri solo perchè mi amano e lo fanno per il mio bene. 
Questo non è amore, questo non è voler bene.
E allora cos'è?
Cosa vuoi che sia se non desiderio di possesso?
Ah. E quindi?
E quindi ricordiamoci dell'autodeterminazione.
Ossia?
L'autodeterminazione è innanzitutto un diritto, il riconoscimento della capacità di scelta autonoma ed indipendente. 
Ah.
Cosa non ti torna?
No no, mi torna mi torna.
E cosa ti torna?
Mi torna che io sono mia e sono libera di scegliere per me stessa.
Esatto. E ora come ora cosa scegli?
La libertà!

....ma non è così facile.
Lo so, non lo è per niente, ecco perchè dobbiamo lottare.
Ma è difficile anche lottare.
Lo so, ecco perchè dobbiamo lottare tutte insieme, anche nel nostro piccolo.
E da dove iniziamo?
Iniziamo nel dire no ai soprusi, al sessismo, al linguaggio maschilista, alle azioni maschiliste.
Iniziamo con l'educare alla parità di genere, fin dalla tenera età.
E come?
Per esempio dando modo ai bambini di esprimersi liberamente, senza stereotipi, senza dire loro cosa possono o non possono fare in base alla loro appartenenza al sesso femminile o maschile.
Ok, possiamo farcela.
Certo, dipende da noi, da tutti noi.
Ce la faremo.
#nonunadimeno



“Libri e penne sono tra le armi più potenti.
Un bambino, un insegnante, un libro e una penna sono in grado di cambiare il mondo”.
(
Malala Yousafzai, 16 anni)


martedì 21 febbraio 2017

verso nuove mete

Cara Giorgia,
no so come, non so perchè, ma ultimamente io e tuo padre abbiamo un'energia diversa addosso.
Abbiamo deciso di cambiare qualcosa, di agire, di fare, e disfare se necessario, di creare e partire verso nuove mete. No, tranquilla, non devi fare la valigia, devi solo seguirci mentre inseguiamo i nostri sogni e le nostre passioni. Devi solo starci vicina e ricaricarci nei momenti di sconforto che non mancheranno di certo. Devi avere pazienza quando non possiamo stare con te e ti accompagnamo da nonni e zii, devi sopportarci quando siamo stanchi e nervosi, devi fidarti di noi, sempre e comunque.
Non lo so come andrà, nessuno di noi può saperlo. Noi ci proviamo e ce la mettiamo tutta.
Se va tutto in porto festeggeremo.
Se qualcosa va storto e non va come vogliamo noi non potremo mai dire di non averci provato.
Alla fine, se ciascuno non fa ciò che gli piace fare, se ciascuno di noi non fa il lavoro che adora fare seguendo le sue passioni, che vita è?
Certo, non è facile, non lo è per niente.
Ma di fatto non è facile nemmeno stare fermi a guardare e aspettare.
Non è facile nemmeno alzarsi la mattina col magone per fare un lavoro che non ci piace e talvolta pure mal retribuito.
Non è facile nemmeno cercare un'occupazione che, oggi come oggi, è difficile trovare, qualunque essa sia.
E allora che si fa?
E allora si crea, si da sfogo alla fantasia e alla creatività, si fa un sondaggio, una ricerca e poi via!
Certo, in quest'avventura non siamo soli, altrimenti non lo so se ce l'avremo fatta.
Abbiamo la fortuna di avere attorno a noi persone splendide, che credono in noi e in ciò che facciamo.
Abbiamo la fortuna di essere circondati da persone positive che ci incoraggiano e sono felici per noi.
La positività aiuta sempre, ti fa tirare fuori una forza che fino a quel momento non pensi nemmeno di avere.
La positività aiuta a vivere più sereni e felici, anche quando non hai tanti motivi per esserlo.
E allora piccolina, diamo un calcio alla negatività, nutriamoci di #cosebelle e....uno....due...tre....Go!


lunedì 6 febbraio 2017

non solo da te, ma anche da te

Cara Giorgia,
ti scrivo dopo una settimana intensa di impegni organizzativi con l'associazione culturale di cui faccio parte. Sottraggo diverse ore al nostro tempo da trascorrere insieme, ma credimi, lo faccio per una giusta causa. Lo faccio perchè voglio investire le mie energie su qualcosa in cui credo.
Credo nel cambiamento, nelle persone, nel fatto che tutto è possibile. 
Credo in un futuro migliore dove può esserci rispetto. 
Credo che la nostra vita di comunità possa migliorare, per noi e per i nostri figli. 
Questa parola così inusuale, così nascosta, così ovvia (come dice un'altra componente dell'associazione).
Rispetto.
Ma cos'è il rispetto?
Lo abbiamo chiesto prima ai ragazzi e poi agli adulti.
Le risposte sono state diverse, a partire dal rispetto verso la natura e gli animali, il rispetto delle regole e delle idee altrui. 
Sono venute fuori parole quali dignità, cura, libertà, parità, la bellezza del mondo, comprensione, scelte, persone.
Parole bellissime, pensieri stupendi.
Quindi se ci ragioniamo un pò la parola rispetto ha un senso? Può far parte della nostra quotidianità? Può far parte della nostra vita?
Si, credo di si.
Credi?
Si, può e deve far parte della nostra vita perchè è la base del vivere civile.
E come si fa?
Come si fa a fare cosa?
Ad usare il rispetto, a rispettare.
Beh, prima di tutto bisogna avere ben chiaro cosa sia il rispetto.
Ah.
Eh beh, mi sembra il minimo.
E poi?
E poi una volta chiaro questo concetto si agisce con coscienza.
Ah.
Non ti è chiaro?
Si, ma la coscienza non sempre funziona.
E' vero, talvolta la dimentichiamo giù in cantina, a volte fin troppo spesso.
E allora che si fa?
E allora la mattina quando ci alziamo la prima cosa da fare è andare in cantina a prenderla.
Si, ma chi ne ha voglia, che mi frega....
Beh allora è un altro discorso.
Cioè?
Cioè che non te ne frega nemmeno di vivere in un mondo civile.
Beh, non dipende mica da me.
Non solo da te, ma anche da te.







mercoledì 18 gennaio 2017

tanto non possiamo decidere noi

Cara Giorgia,
in questo pomeriggio bianco e silenzioso penso a quanto sia bella la neve. Ultimamente non la amo tanto, se non per il suo silenzio e il suo potere di far avvicinare le persone, di scaldare i rapporti e le relazioni quotidiane.
Quando c'è la neve ci si incontra di più, senza fretta, senza auto, senza cellulare.
Si ritorna un pò bambini, si ride, si scherza, ci si scalda con la polenta, tutti insieme.
Quando c'è la neve c'è festa, come una vacanza.
Poi la neve si scioglie, e tutto ritorna come prima.
Baccano, auto, fretta, cellulare.
Speriamo nevichi ancora.
Non lo so se ho questa speranza, non ho tanta voglia di neve.
Sarebbe bello che la magia che porta la neve ci sia anche senza di lei.
Ma forse è una magia proprio perchè è rara, perchè accade una volta all'anno, come tutte le magie.
Intanto però, dopo la prima mattina colorata di bianco, la neve mi trasmette la voglia di non fare niente, di non uscire, di starmene sul divano con il fuocherello acceso, di indossare le ciabatte e non gli scarponi.
Mi trasmette riposo, relax.
Mi trasmette voglia di aprire le tende e far entrare questa luce bianca immensa.
Però ogni tanto guardo fuori e rimango delusa perchè non sta nevicando.

Insomma Vale vuoi la neve o no?
Non lo so.
Come non lo sai?
Si, non lo so, ma tanto non possiamo decidere noi.
E menomale.

Lasciamoci guidare dagli eventi, a volte è estremamente necessario.

(Foto di Madrina Annalisa)


lunedì 2 gennaio 2017

da cosa nasce cosa

Cara Giorgia,
il 2016 è finito e abbiamo dato il benvenuto al nuovo anno.
E' finito bene, nonostante diversi intoppi e imprevisti per niente simpatici. Ma come per magia alla fine tutto si sistema e le cose migliorano. 
Il 2017 lo abbiamo aspettato parecchio, e non solo noi. Ci auguriamo che sia magico e prodigioso, che come un balsamo renda un po' più soffici le nostre vite, che ci permetta di realizzare i nostri sogni e i nostri progetti. Noi faremo la nostra parte, c'impegneremo e lavoreremo sodo affinché tutto si avveri. Non sarà affatto facile, ma non è facile nemmeno restare fermi a guardare. Perciò su le maniche e a lavoro!
Lo so, tu ti sollevi le maniche solo per lavarti le manine. Continua a farlo, continua a giocare spensierata, continua a fantasticare mondi magici, continua a sorridere e a ridere anche solo per un saltello di due centimetri, continua a gioire per una palla di Natale che rotola in terra, continua a meravigliarti per il fuoco acceso, continua a metterti la sciarpa attorno al collo e a prendere la valigia dicendoci che stai andando da Leda, continua a sorprenderci con il tuo linguaggio sempre più buffo e sempre più ricco, continua a correre per andare in bagno a prendere la spugna per pulire il tavolo, continua a mostrare a Giadarosa quanto sei brava durante il cambio pannolino, continua a svegliarti con il sorriso e con la voglia di scoprire il mondo, continua ad abbracciarci inaspettatamente da dietro regalandoci un affetto ineguagliabile, continua a disegnare tutte le persone che ti circondano e che per te sono le più importanti, continua ad impazzire di felicità appena suona il citofono e a correre ad aprire il portone per scoprire chi è venuto a trovarci, continua a preparare torte e pasti per Giadarosa, Alice, Mohammed, Cicciobello, Masha, Camilla e Pigotta, continua ad incastrare i pezzi del puzzle che prima o poi i conti tornano sempre, continua ad incastrare qualsiasi cosa d'incastrabile in qualsiasi fessura grande o piccola che sia, continua a ballare e a cantare perché la vita è bella anche se talvolta le nuvole fanno capolino e nascondono il sole. Tu vivi un po' queste nuvole, falle sfogare con una bella pioggia e poi soffia, soffia forte che il sole è lì nascosto che non vede l'ora di uscire,
Questo 2017 è iniziato con il sole. Lo vedo come un buon auspicio, non so se sarà così ma io lo voglio vedere così. La positività fa fare grandi cose, la negatività ti fa fare poco e niente.
Iniziamo l'anno con positività e con tanta voglia di fare.
Da cosa nasce cosa.
Buon 2017!!!!