martedì 7 aprile 2020

senza conto alla rovescia

Cara Giorgia,
la quarantena da #covid19 dura da quasi un mese e io non so davvero definire il nostro stato attuale. E' una continua altalena emotiva, un farsi traghettare dalle giornate che scorrono veloci cercando di tenere un equilibrio che talvolta è precario e sfocia in un pianto o in una discussione, per poi finire sempre con un abbraccio perché attualmente è l'unico modo possibile per far tornare il sereno. Non senza spiegazioni, sfoghi, pensieri forti e parole gridate a tutto volume. 
Passerà, certo, prima o poi passerà.
Ma nel frattempo viviamo tutto questo, dimenticandoci per qualche momento la segregazione forzata, presi da un film, da un gioco o dal cibo. Ma quando d'un tratto torniamo alla realtà la tristezza ha la meglio. So che ti mancano i tuoi amichetti e la scuola, le tue maestre, tutte le persone care che nella vita normale ti stavano sempre accanto. So che ti mancano le attività all'aperto, le passeggiate, l'andare a fare la spesa, i saltelli mentre vai a scuola, le corsette nei vicoli mentre torniamo a casa. So che ti manca tutto questo anche se a parole non riesci ad esprimerlo. Lo fai con i gesti quotidiani, con i tuoi no, con i capricci, con le tue richieste talvolta esagerate, con i pianti disperati e i momenti da mettersi le mani tra i capelli. E talvolta le metto, tiro quei capelli, li tiro così forte che vorrei strapparmeli ad uno ad uno, contandoli così come conto i giorni che passano chiusi in casa. Ma non si può fare il conto alla rovescia, e questa credo sia la cosa che fa più paura, a noi adulti ma anche a voi bambini.
Difficile gestire il tutto, contenere la rabbia, lo spavento, la tristezza.
Le lasciamo andare, le tiriamo fuori. Dentro starebbero strette e imploderebbero in un malessere ancor più grande.
Lasciamole libere e utilizziamole in modo diverso, trasformiamole in qualcosa che ci fa stare bene.
Scrivo, do' voce alla fantasia e alla creatività che è riapparsa prepotentemente, forse come terapia per affrontare tutto questo.
Perché anche se ora ci sembra tutto più grande di noi, in mezzo qualche spiraglio io lo vedo e ci respiro dentro, anzi fuori.